Partecipazione al seminario organizzato dall'Istituto di Edilizia, Facoltà di Ingegneria, Università di Ancona

E’ stato organizzato il giorno 20.04.1999 presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Ancona un seminario dal tema Normative Edilizie e Forme del Costruito dove l’Ufficio Urbanistica è stato invitato a partecipare tramite una relazione del Dott. Arch. Roberto Biagianti avente come oggetto Gli aspetti regolamentari e normativi del P.T.C. della Provincia di Pesaro e Urbino che viene qui di seguito riportata:

E’ doveroso un sincero apprezzamento per l’iniziativa promossa dall’Istituto di Edilizia della Facoltà di Ingegneria di Ancona giacchè essa viene ad offrirci una importante occasione di confronto su tematiche che finalmente stanno riacquisendo una nuova e stimolante attualità sia per i soggetti privati che per gli Enti Pubblici, nonché suscitando nuovo interesse culturale anche nell’ambito delle Facoltà di Architettura, Ingegneria ed Urbanistica.
Gli importanti provvedimenti legislativi varati in questi ultimi dieci anni relativamente alla riforma della Pubblica Amministrazione ed alle procedure per la realizzazione delle opere pubbliche, fra cui in primis la L. 142/90 e da ultimo la Merloni ter, hanno contribuito non poco a movimentare le acque, da tempo paludate, della cultura urbanistico-edilizia italiana.
Inoltre il concetto di sussidiarietà sulla cui base, dopo i provvedimenti Bassanini, dovranno essere improntati i rapporti interistituzionali nonché il rapporto fra l’Amministrazione Pubblica ed i privati, ha aperto nuovi scenari operativi impensabili solo alcuni anni fa.
E’ proprio il concetto di sussidiarietà che da senso e significato alle nuove parole d’ordine di concertazione, copianificazione e coazione, lanciate sul terreno della cultura urbanistico-edilizia.
In tale quadro la logica dei Piani a cascata sovraordinati e sottordinati, nonché quella dei divieti e dei vincoli normativi tendenti, per la loro estensione, a sostituirsi impropriamente alla dimensione progettuale, va completamente rivista e capovolta.
Se è innegabile ad esempio il ruolo e la funzione di omogeneizzazione dei comportamenti esercitati dal Regolamento Edilizio Tipo Regionale vigente dal 1989, in un momento in cui la babele dei linguaggi si stava traducendo in una confusione assoluta e in troppe marcate differenze regolamentari da Comune a Comune, la sua impostazione totalizzante e la sua rigidità, dopo dieci anni, ne fanno uno strumento superato, da ridefinire quanto prima nei contenuti e negli obbiettivi.
Non a caso parallelamente alla redazione del nostro primo P.T.C. abbiamo ritenuto necessario avviare anche un lavoro di rivisitazione del R.E.T. regionale, che, oltre ad un suo aggiornamento rispetto alle importanti novità introdotte da provvedimenti legislativi quali la L. 662/96 la 127/97 e la 135/97, portasse alla sua ridefinizione nel senso di limitare all’indispensabile i suoi contenuti vincolanti (ad esempio : definizione tipologia interventi, degli indici e parametri edilizi ed urbanistici, norme di sicurezza ed igienico-sanitarie), caratterizzandolo per il resto come proposta di indirizzo che i Comuni in piena autonomia potranno adottare, nel rispetto dei principi ad essa sottesi, alle peculiarità dei loro contesti e delle loro esigenze.
Se riusciremo a portare in porto tele operazione con l’assenso della Regione, riusciremo fra l’altro a liberare il Comune di Casteldelci nonché quelli di pari dimensioni dall’obbligo della composizione minima di componenti della Commissione Edilizia che al momento risulta quasi superare in numero gli abitanti esistenti.
A parte la battuta, che comunque è esemplificativa di come l’esasperazione burocratica e la confusione dei ruoli e delle competenze possa portare al sopravvento delle procedure sugli obbiettivi, vengo a soffermarmi sul tema specifico di questa mia comunicazione.
Le riflessioni sopra espresse ci hanno portato a sviluppare l’idea che il P.T.C. debba essere prima di tutto uno strumento di riferimento generale volto ad ufficializzare per la prima volta a livello di area vasta indirizzi programmatici e normativi attraverso cui filtrare e regolare, con adeguati livelli di elasticità, le politiche di concertazione e coazione su obbiettivi comuni.
In tale ottica, a livello di P.T.C., abbiamo pertanto cercato di superare il determinismo e la rigidità dei tradizionali impianti normativi mutuati impropriamente dalle N.T.A. dei P.R.G., tramite la messa a regime da un lato di poche regole volte a disciplinare le procedure di concertazione e dall’altro di tutta una serie di indirizzi operativi funzionali sia alla redazione dei P.R.G. comunali sia alla disciplina degli interventi di trasformazione urbanistico–territoriale.
Le Regole per la copianificazione sopraccennate, tendono essenzialmente a specificare le modalità attuative del P.T.C. e gli oggetti che devono essere sottoposti alle procedure della copianficazione; esse si sostanziano nei seguenti 14 punti che riportiamo per dare una idea del loro contenuto e della loro articolazione:

  1. Riferimenti ispiratori
  2. Obiettivi generali
  3. Natura e finalità
  4. Gli elaborati costitutivi del P.T.C.
  5. Caratteri e contenuti della disciplina del P.T.C.
  6. Efficacia
  7. Attuazione
  8. Redazione concertata dei P.R.G.
  9. Le motivazioni delle scelte di P.R.G.
  10. Il quadro provinciale delle trasformazioni urbanistiche
  11. Rapporto con la carta di destinazione d’uso di cui all’art. 29 della L.R. n. 35/1997
  12. Rapporto del P.T.C. con il P.P.A.R.
  13. Rapporti con i Piani di Bacino di cui alla L.183 e sue successive modifiche ed integrazioni
  14. Revisione e varianti al P.T.C.


Ben più corposo ed articolato è invece il documento di indirizzi per la redazione dei P.R.G. e la disciplina delle trasformazioni urbanistico territoriali. Esso si articola in 4 capitoli generali di cui i più significativi sono il secondo, terzo e quarto che hanno i seguenti titoli: "Criteri per l’adeguamento dei P.R.G. al PPAR, Criteri per la redazione del progetto urbanistico e Indirizzi per la disciplina degli interventi di trasformazione del territorio.
Con tali operazioni abbiamo cercato di evitare il terreno delle prescrizioni e dei divieti per proiettarsi su quello dei suggerimenti e indirizzi che se apparentemente sembrano essere meno forti nella sostanza a mio avviso potranno risultare più efficaci per il conseguimento dei risultati prefissati senza rimanere irretiti nelle defaticanti procedure degli aggiramenti, delle deroghe e delle varianti.
In ultima istanza il significato profondo di tali operazioni, che l’esperienza congiunta degli attori dovrà nel tempo contribuire ad arricchire e calibrare meglio, sta nel fatto che essi possano costituire la base di partenza per il formarsi e lo svilupparsi di una coscienza dell’urbanistica e delle sue ragioni che sola può garantirci per far si che diritti importanti quali quelli della qualità dell’ambiente, del territorio e dell’architettura, dalla dimensione virtuale imposta ope legis, passino a quella più reale della progettazione e della realizzazione.

torna all'inizio del contenuto