Scenari di rischio - Terremoti

La Rete delle Infrastrutture di Trasporto

In occasione di scosse sismiche delle massime intensità previste nella provincia di Pesaro, non superiori comunque all’VIII grado della scala MCS, non risultano ipotizzabili effetti di particolare rilievo sulla rete delle infrastrutture di trasporto, sia principale che secondaria, se non in relazione alla eventuale presenza, nelle relative opere d’arte: ponti, viadotti, sottopassi, muri di sostegno, di elementi costitutivi di scarsa resistenza, talvolta occulta e quindi evidenziabile soltanto attraverso le sollecitazioni indotte dai movimenti tellurici.

La vulnerabilità delle opere d’arte relative alle infrastrutture di trasporto presenti sul territorio provinciale risulta infatti generalmente limitata in relazione alla intensità delle sollecitazioni riconducibili a terremoti del VII o dell’VIII grado, comportanti rispettivamente, secondo la suddetta scala, gli effetti di seguito specificati:

“considerevoli danni per urto o caduta delle suppellettili, anche pesanti, suono di grosse campane nelle chiese; l’acqua di stagni e canali s’agita e intorpidisce di fango, alcuni spruzzi giungono a riva; alterazioni dei livelli nei pozzi; lievi frane in terreni sabbiosi e ghiaiosi. Danni moderati in case solide, con lievi incrinature nelle pareti, considerevole caduta di intonaci e stucchi; rottura di comignoli con caduta di pietre e tegole; parziale slittamento della copertura dei tetti; singole distruzioni in case mal costruite o vecchie.” ( VII )

“piegamento e caduta degli alberi; i mobili più pesanti e solidi cadono e vengono scaraventati lontano; statue e sculture si spostano, talune cadono dai piedestalli; gravi distruzioni a circa il 25% degli edifici, caduta di ciminiere, campanili e muri di cinta; costruzioni in legno vengono spostate o spazzate via. Lievi fessure nei terreni bagnati o in pendio. I corsi d’acqua portano sabbia e fango.” ( VIII )

Effetti indotti di entità non trascurabile potrebbero tuttavia verificarsi nel caso di interessamento delle principali vie di comunicazione sia urbana che extraurbana da detriti provenienti dalla caduta di parti di edifici particolarmente vulnerabili esistenti in prossimità delle relative sedi viarie o da frane di crollo la cui riattivazione deve ritenersi comunque possibile in relazione ad eventi del tipo considerato.


Popolazione ed attività produttive

In attesa dell’acquisizione degli elementi relativi alla vulnerabilità degli edifici ed alla pericolosità sismica derivante dalle caratteristiche geologiche dei terreni, oggi scarsamente disponibili a scala locale nonostante gli obblighi previsti dalla Legge Regionale n.33/84 in sede di formazione o revisione degli strumenti urbanistici comunali, gli elementi necessari alla valutazione degli effetti delle scosse sismiche della intensità prevista sugli edifici esistenti nelle località considerate e di conseguenza il numero delle persone potenzialmente coinvolte possono essere ricavati dalle analisi di vulnerabilità del patrimonio edilizio comunale effettuate dal S.S.N. nell’ambito degli studi finalizzati alla riclassificazione sismica del territorio nazionale.

Le matrici di probabilità del danno per le diverse classi di edifici e di intensità delle scosse sismiche previste, frutto della esperienza maturata da Braga, Dolce e Liberatore nella campagna di rilevamento effettuata nei comuni danneggiati dal terremoto dell’Irpinia del 1980, verificati alla luce delle indagini di dettaglio svolte sugli edifici danneggiati dal terremoto del 1984 nelle Regioni Lazio e Abruzzo, consentono infatti, attraverso la determinazione delle percentuali di danneggiamento degli edifici prodotte da scosse sismiche della intensità considerata, per ciascuna classe di vulnegabilità degli edifici interessati, la individuazione del numero di abitanti potenzialmente coinvolti dagli stessi eventi.

Le affinità tipologiche esistenti tra gli edifici danneggiati dai suddetti eventi e quelli interessati dal sisma Umbria – Marche del Settembre 1997 e seguenti, tutti analizzati peraltro con gli stessi parametri di riferimento,costituiti dalla scheda di primo livello predisposta dal Gruppo Nazionale Difesa Terremoti, fanno ritenere i risultati ottenuti attraverso l’applicazione delle matrici sopraindicate pienamente attendibili anche per la nostra regione, come del resto risulta chiaramente dai valori indicati nella tabella di seguito riportata, riguardante il raffronto tra i dati relativi all’esito degli accertamenti effettuati a seguito del sisma ’97 nei comuni maggiormente colpiti dall’evento ed allo stato di danneggiamento ipotizzabile negli stessi comuni attraverso l’applicazione delle matrici sopraindicate, tutti sostanzialmente coincidenti.

Gli elementi necessari alla determinazione del numero di persone di cui prevedere l’assistenza in occasione di eventi sismici della intensità indicata per ciascun comune della provincia dalla Fig. n. 3 del paragrafo precedente sono indicati nell’allegato n. 1 e nel prospetto di seguito riportato, contenente le matrici di probabilità del danno secondo la scala di cui alla nota 2, per ciascuna delle classi di vulnerabilità degli edifici e delle intensità delle scosse sismiche prevedibili nell’area considerata.

Intensità          Livello di danno


L’allegato 1 contiene i dati relativi al numero di abitazioni e di edifici delle diverse classi di vulnerabilità suddivise in funzione della tipologia e dell’epoca di costruzione, (la classe C riguarda sia gli edifici in muratura di recente costruzione che gli edifici in cemento armato , con piano terra aperto o chiuso) nonché la relativa superficie e la popolazione ospitata negli edifici appartenenti a ciascuna classe di vulnerabilità come sopra determinata.

I relativi prospetti consentono quindi la rapida individuazione del dato richiesto attraverso l’impiego delle matrici di probabilità del danno sopra riportate, in sede di applicazione delle quali occorre tuttavia tener presente che la tendenza all’abbandono, da parte della popolazione residente, degli edifici danneggiati dal terremoto, ancorchè non inagibili, osservata in occasione del terremoto 1997, fa ritenere necessaria ai fini della individuazione del numero di persone da assistere la inclusione, nei valori di riferimento, dei livelli di danno superiori a 3.

Il metodo di calcolo indicato ricalca quindi sostanzialmente quello previsto dalle mappe di rischio regionali a suo tempo approvate, opportunamente aggiornato, per quanto riguarda la pericolosità sismica, in relazione ai più recenti sviluppi degli studi condotti al riguardo dalla comunità scientifica nazionale e verificato sulla base della documentazione relativa agli effetti prodotti sul patrimonio edilizio regionale dal sisma verificatosi negli anni 1997 e seguenti.

Al riguardo va tuttavia osservato che il valore relativo al numero di persone da assistere individuabile attraverso il metodo sopraindicato, pur notevolmente inferiore a quello indicato dal Servizio Sismico Nazionale nell’ambito degli studi relativi alla riclassificazione sismica del territorio nazionale, riferiti peraltro a livelli di danneggiamento più ampi (estesi a comprendere il livello 2) risulta comunque leggermente sovrastimato in relazione alla necessità di tener conto del sensibile miglioramento, in termini di sicurezza, verificatosi nel patrimonio abitativo regionale per effetto del rinnovo edilizio e degli adeguamenti alle norme sismiche intervenuti nell’ultimo decennio, soprattutto nelle località maggiormente interessate da sviluppo urbanistico.

Riguardo alla individuazione della superficie necessaria all’accoglienza delle persone costrette ad abbandonare la propria abitazione occorre infine rilevare che la esperienza maturata in occasione del terremoto del settembre 1997 e seguenti fa ritenere individuabile mediamente nel 15% delle persone da assistere, il numero dei potenziali ospiti delle aree di accoglienza nella fase successiva all’emergenza, essendo peraltro notevole parte dei senza tetto interessata alla soluzione autonoma del problema abitativo in attesa della riparazione del proprio alloggio.

Il dato risulta direttamente desumibile dalle indicazioni contenute nella tabella di seguito riportata riguardanti: la superficie dei villaggi temporanei di emergenza realizzati a seguito del sisma 1997, il numero dei moduli abitativi installati nelle aree stesse, il numero di edifici accertati come inagibili nell’area considerata, il numero di edifici potenzialmente inagibili e la popolazione teoricamente interessata secondo il metodo precedentemente illustrato.

Considerato pertanto che a causa soprattutto della particolare morfologia del territorio la superficie media per abitante ospitato nelle aree di accoglienza in moduli abitativi prefabbricati con i relativi servizi (viabilità, moduli sociali ecc.) risulta mediamente pari a circa 60 mq, nella ipotesi di presenza media in ciascun modulo di 4 unità, la superficie unitaria da destinare a ciascuna delle persone costrette ad abbandonare la propria abitazione risulterebbe di conseguenza pari a 9 mq/ab.


Nella ipotesi invece di presenza media in ciascun modulo di 3 unità, la superficie media per abitante ospitato nelle aree di accoglienza in moduli abitativi prefabbricati con i relativi servizi salirebbe a circa 80 mq e la superficie unitaria da destinare a ciascuna delle persone costrette ad abbandonare la propria abitazione risulterebbe di conseguenza pari a 12 mq/ab.

Si tratta in entrambi i casi di superfici apparentemente al disotto delle necessità ipotizzabili in occasione del primo impatto della popolazione con il fenomeno ma in proposito va osservato che le aree di accoglienza, nella prima fase dell’emergenza, possono essere attrezzate con tende di tipo standard, della capacità di 6 persone cadauna, in grado di ospitare sulla stessa superficie complessiva un numero di persone più che doppio rispetto a quello insediabile in moduli prefabbricati - necessari soprattutto nella successiva fase di ricostruzione - e che inoltre una parte notevole della popolazione interessata preferisce risolvere autonomamente il problema abitativo in attesa della riparazione della propria abitazione, come già precedentemente accennato.

Per gli stessi motivi tuttavia le superfici unitarie sopraindicate in 9 -12mq/ab devono considerarsi non comprimibili in quanto la loro insufficiente previsione, così come del resto la mancata individuazione preventiva delle aree, è destinata a produrre notevoli inconvenienti nello sviluppo delle azioni finalizzate all’assistenza delle persone interessate dall’evento, nonché costi ancor più elevati in relazione alla entità dei contributi da erogare per autonoma sistemazione agli abitanti di edifici danneggiati dal terremoto, ottenuti in occasione del sisma 1997 da 4.212 persone nello stesso anno, 4.545 persone nel 1998 e 4.474 persone nel 1999.


Se ne riporta comunque a titolo indicativo un prospetto complessivo, riferito alla popolazione residente in edifici delle diverse classi di vulnerabilità esistenti in ciascun comune della provincia, alla popolazione coinvolta nel danneggiamento di edifici ed alla superficie minima delle arre di accoglienza da individuare preventivamente, in zone sicure, sufficientemente prossime all’edificato maggiormente vulnerabile, distribuite quindi sul territorio nelle località a maggiore densità abitativa , in posizione tale da garantire un facile collegamento alle principali infrastrutture di servizio esistenti nelle stesse località.

Prospetto rischio sismico

Rischio sismico  [pdf - 114 KB]
Prospetto
 

La Rete delle Infrastrutture di Servizio


Nelle aree interessate dagli eventi di riferimento sono presenti infrastrutture altamente vulnerabili, esse stesse possibile fonte di ulteriori danni destinati ad aggravare notevolmente gli effetti del terremoto: La rottura di tubazioni o il cedimento di parti strutturali o funzionali può infatti causare, nelle aree interessate da condotte di trasporto o distribuzione dell’acqua potabile, l’innesco di movimenti franosi o pericoli per la stabilità di edifici già resa precaria dalle sollecitazioni dovute alle scosse sismiche, ma soprattutto nelle aree interessate dalle condotte di distribuzione del gas lo sviluppo di incendi originati spesso in tali occasioni dalla rottura degli elementi costitutivi delle reti di distribuzione elettrica.

Sono pertanto ipotizzabili in coincidenza degli eventi considerati interruzioni nella erogazione dei principali servizi, non risolubili peraltro in tempi brevi, dovendo spesso la sospensione dei servizi stessi essere effettuata cautelativamente, per evitare ulteriori pericoli per l’incolumità delle persone coinvolte nelle aree colpite dall’evento.

Classi Vulnerabilità

Vulnerabilità Infrastrutture  [pdf - 137 KB]
Prospetto rischio sismico vulnerabilità infrastrutture
 

Nota 1

Nota 2

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