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Origine: Informazione e stampa - Autore: m.b.

Sculture sotto il cielo in difesa della natura

SIPARIO D’ESTATE. Fino al 30 settembre itinerario dalla Gola del Furlo all’Abbazia di San Vincenzo

Appare come una visione fiabesca, o forse post nucleare, la grande quercia fasciata di arancio e rosa fucsia che domina il parco dell’Abbazia di San Vincenzo. Dal tronco ai rami il tessuto di Gesine Arps cambia veste all’albero secolare, una mise eccentrica per catturare gli sguardi e forse creare attenzione attorno ai problemi ambientali. Natura ancora incontaminata, paesaggi da salvare, messaggi ecologici: è questa una delle chiavi di lettura del percorso espositivo “Sculture sotto il cielo” che ha costellato dei segni di 11 maestri contemporanei il magico scenario del Furlo.

La mostra, che resterà allestita fino al 30 settembre, è uno degli “spettacoli” usciti da “Sipario d’estate”, il festival di arte, musica e teatro della Provincia di Pesaro e Urbino, curato dall’assessorato ai Beni e alle Attività culturali – Editoria di Paolo Sorcinelli in collaborazione con il Tsr (Teatro stabile in rete). Opere nella natura, opere per la natura. Come il letto galleggiante al centro del Candigliano dove Giovanni Termini ha voluto fare adagiare le acque del fiume, il cui equilibrio ambientale è sempre più a rischio. E poi le imponenti e autorevoli presenze di Loreno Sguanci che svettano come piante-totem nel parco dell’ex monastero benedettino, cinque sculture primitive la cui naturalità del legno le rende parte integrante del paesaggio. Segni austeri e arcaici anche nel simulacro ligneo di Rocco Natale, mentre Paolo Icaro ha reinventato con inserzioni metalliche una candida pietra adagiata sul prato.

Ma i fili rossi che si intrecciano dal traforo romano, lungo l’antica Flaminia affiancata dal fiume, fino all’Abbazia e al parco sono tanti: dall’inquietante visione di un “San Sebastian” metropolitano in silicone, ribattezzato lo scuoiato che Gianluigi Antonelli ha rinchiuso nella cripta della chiesa con accanto le reliquie contemporanee del suo martirio, fino alle essenziali “Strade verso il cielo” di Eliseo Mattiacci. E il percorso si arricchisce, in un caleidoscopio di segni e linguaggi, delle opere di Claudio Cesarini, Fulvio Ligi, Carlo Lorenzetti, Giuseppe Papagni. Infine l’itinerario si conclude a Cagli, con la visita al Centro permanente di scultura allestito nell’antico torrione di Francesco di Giorgio Martini.

«Tutti gli elementi del progetto espositivo – spiega la curatrice Roberta Ridolfi del Servizio Cultura della Provincia – affondano le radici nella storia della nostra provincia, una storia che oggi si trasforma in contemporaneità con la valenza estetica delle ventidue sculture. Presenze solide, artifici umani sorretti da poetiche sublimi, pensieri concretizzatisi tra cielo e terra, energie capaci di ibridarsi con l’ambiente naturale che le ospita senza inquinarne l’intima natura».

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