«In relazione agli articoli apparsi sulla stampa negli ultimi giorni sul riordino del Sistema sanitario regionale, ritengo doveroso esprimere alcune considerazioni per spiegare meglio ai lettori non solo le posizioni emerse durante il dibattito in consiglio provinciale, e quindi le ragioni che hanno sostenuto il documento approvato, ma anche le contraddizioni che risultano in maniera chiara negli interventi.
Come Amministrazione provinciale, in stretto raccordo con le autonomie locali e in particolare con le aree interne della provincia, coerentemente con la linea politica espressa nel 1997, abbiamo voluto ribadire che il “diritto alla salute” non è solo “l’assistenza ospedaliera”, ma anche prevenzione, rete territoriale di emergenza, adeguamento delle strutture sanitarie ai veri bisogni dei cittadini. I bisogni si modificano celermente e si identificano sempre di più con la richiesta di assistenza domiciliare, rete dei servizi di lungodegenza e riabilitazione, forte integrazione dei servizi sanitari e sociali. Occorre rispettare il bisogno che si modifica: affrontare il nuovo che emerge, con presidi e servizi rivolti alle polipatologie e alle cronicità.
Pertanto intendo ribadire alcuni concetti:
- che il Governo deve adeguare il finanziamento del servizio sanitario agli standard raggiunti negli altri Paesi occidentali;
- che gli “ospedali di supporto”, che attualmente operano sul territorio, vanno mantenuti e adeguati alle reali esigenze dei cittadini, assicurando non solo la presenza di unità operative di chirurgia e medicina generale, ma anche attivando servizi di lungodegenza e riabilitazione;
- che gli “ospedali di rete” di Fano e Urbino devono essere il punto di riferimento per una vera “integrazione operativa” con i presìdi di supporto (dettato previsto nel Piano sanitario in vigore, mai realizzato, al punto che gli ospedali di supporto hanno ridotto sempre più personale, unità operative e assistenza). Ciò significa: miglioramento organizzativo, lotta agli sprechi, rispetto degli standard assistenziali, percorsi curativi e riabilitativi per il ricoverato;
- che il “servizio di emergenza regionale” va completato;
- che va ripresa l’iniziativa, avviata con il documento provinciale del 1997, di rendere meglio funzionante l’Azienda ospedaliera di Pesaro attraverso aggregazioni operative con gli altri due ospedali, in primo luogo con Fano;
- che estremizzare il problema politico sul numero delle Aziende sanitarie è fuorviante, non permette di analizzare costi e benefici dei servizi da riorganizzare e potenziare (e ce ne sono!), quindi prima di individuare il numero “idoneo” di Aziende (4, 6, 8, 13) è doveroso discutere e scegliere quali servizi di prevenzione, cura e riabilitazione devono essere presenti e operanti su tutto il territorio marchigiano;
- che è urgentissimo avviare il “Piano Ancona”, per ridurre gli sprechi, eliminare i doppioni, ridurre l’iper offerta di servizi, ma anche assicurare ai marchigiani la presenza di efficienti ed efficaci alte specializzazioni, al fine di evitare la “migrazione sanitaria” verso le regioni del Nord.
Non abbiamo inteso assolutamente ipotizzare riduzioni o riconversioni, abbiamo voluto invece, responsabilmente, contribuire a un dibattito serio, affinché le linee nazionali dell’attuale ministro Sirchia, che ha previsto la chiusura di oltre 900 ospedali e obbliga il pareggio di bilancio in tutti i presidi ospedalieri, non si traducano per i marchigiani in un forte razionamento dei servizi o su chiusure selvagge dei piccoli ospedali.
Non abbiamo altresì inteso assumere posizioni demagogiche e populiste, anche perché così facendo non riusciremmo a discutere responsabilmente su quali azioni debbano essere messe in atto per ridurre il forte disavanzo della sanità marchigiana, oppure per potenziare gli attuali presìdi ospedalieri con la realizzazione di nuovi servizi sempre più indispensabili agli anziani e alle persone più deboli. Non abbiamo mai pensato a ipotesi di ulteriore indebolimento dei servizi nelle aree interne, tutt’altro, abbiamo parlato di unione funzionale tra i poli ospedalieri della costa in stretto raccordo con l’Azienda ospedaliera San Salvatore, che oltre a comportare un miglioramento dell’offerta dei servizi, si traduce in economie e conseguentemente in maggiore capacità di risposta alle esigenze dei territori montani.
Di fronte a scelte così importanti serve attenzione e non slogan o demagogia!
L’ordine del giorno approvato in consiglio, votato da tutte le forze di maggioranza e da Alleanza nazionale, con il sostegno da parte di Democrazia europea e, contrariamente a quel che dice il suo segretario provinciale Savelli, di Rifondazione comunista, ha inteso avviare un percorso serio, trasparente e fortemente partecipato insieme alla Regione, così da rispettare le scadenze che Stato e Regioni si sono date negli ultimi mesi, con l’obiettivo di difendere equità, diritto di accesso e universalismo, eliminando diseconomie ed evitando aggravi fiscali.