Comunicati stampa | Dalla Provincia
Origine: Informazione e stampa - Autore: Francesco Nonni

Sanità, dal consiglio no unanime alla Regione sulla riforma

Approvati tre ordini del giorno da tutti i consiglieri. Ricci: «Segnale di unità territoriale»

PESARO – «Tuteliamo il diritto alla salute», «l’entroterra non si Spacca», «salviamo l’ospedale». La rappresentanza del comitato “Pro ospedale” di Cagli mostra cartelli e striscioni in via Gramsci, prima del consiglio provinciale monotematico sul «Piano sanitario regionale e chiusura e depotenziamento dei piccoli ospedali dell'entroterra». Cittadini, sindaci, amministratori, consiglieri regionali assistono alla seduta. Che alla fine termina con i voti all’unanimità, dopo aggiustamenti, sui tre ordini del giorno presentati da Pd-Rc-Idv-Psi; Pdl-Lega-Udc e Scelta civica-Udc. Per Matteo Ricci, si tratta di un  «segnale di forte unità territoriale» che esce dal consiglio provinciale.     
Il dibattito. La premessa del presidente della Provincia parte dalla «spending review, insostenibile per le regioni e squilibrata, perché non premia le realtà virtuose come le Marche. Il problema della Regione è questo e va compreso: se non si fa la spending review entro tempi definiti, subentra il commissario. Ci vorrebbe un governo per rivedere i tagli. L’ingovernabilità si ripercuote negativamente anche su questo tema». Detto questo, tuttavia, per Ricci «la proposta della Regione per noi non è accettabile. Non si può colpire di più la provincia di Pesaro e Urbino, il rapporto tra posti letto e popolazione è il più basso delle Marche. Bisogna recuperare assolutamente una gestione politica della vicenda. Non può essere che la questione venga fuori dalla delibera data ai sindacati - girata ai giornali - e solo poi si apra il dibattito politico. I sindaci dei territori vanno coinvolti maggiormente». Tanto che Ricci propone di organizzare prima della conferenza socio-sanitaria regionale «la conferenza con i sindaci, interessando, se lo si reputa opportuno, anche le amministrazioni provinciali». E ancora: «Gli ospedali di polo di Cagli, Fossombrone, Pergola e Sassocorvaro per noi sono importanti – sottolinea il presidente – soprattutto per prima emergenza e pronto intervento. Abbiamo dubbi che questo disegno produca risparmi, così come viene detto. L’altro elemento? Così la provincia di Pesaro e Urbino, più di altri, subisce la mobilità passiva. Che è un costo per la regione. Chiediamo ad Ancona di ripensare la riforma. Siamo disponibili a dare una mano comprendendo le difficoltà. Ma bisogna recuperare assolutamente la gestione politica coinvolgendo i territori. Siamo vicini ai cittadini e agli amministratori che in questi giorni si sono mobilitati». Antonio Baldelli, capogruppo Pdl: «E’ tardi. Questo consiglio andava convocato prima, come era stato da noi richiesto. E’ evidente la doppiezza politica della maggioranza: il Pd in Regione adotta tagli draconiani e poi scende nelle piazze dei territori a protestare. Così si uccide l’entroterra della provincia. Le responsabilità delle decisioni sono chiare. Un anno fa a Pergola c’erano manifesti ovunque per rassicurare sul potenziamento dell’ospedale, annunciato da Mezzolani. Ma l’assessore regionale ha preso in giro tutti i cittadini dell’entroterra. Vogliamo le sue scuse. Pergola e Sassocorvaro? Ora sono depotenziate, ma faranno presto la fine di Cagli e Fossombrone: la strada è quella. Ancona in compenso mantiene le sue strutture, nonostante la spending review. Servono risorse? Troviamole abolendo il pasticcio del Cup. La giunta regionale ha nascosto il documento con cui tagliava gli ospedali dell’entroterra». Per il capogruppo Pd Daniele Tagliolini, «il tema va inquadrato nel contesto nazionale. Ma i tagli  non si devono applicare secondo equazioni matematiche o impostazioni di ragioneria. Forse in alcuni territori si spende male, ma non nei nostri. Siamo tra le regioni virtuose, ma i tagli lineari producono importanti lacerazioni sociali e penalizzano i territori che hanno dato di più in termini economici e finanziari. Noi abbiamo dato un contributo maggiore e ora siamo fortemente penalizzati. Abbiamo già dato, la nostra provincia non può scendere ancora sul rapporto tra posti letto e abitanti, così si mette a repentaglio il diritto alla salute dei cittadini». Quindi: «Non cediamo, facciamo quadrato e portiamo avanti la nostra battaglia. La provincia di Pesaro e Urbino non vuole trattamenti ad personam; chiediamo quello che è giusto, in termini numerici, per equità e dislocazione territoriale. E la sanità non deve avere colorazione politica. I soldi per la sanità? Troviamoli dalle spese militari». Secondo Gaetano Vergari (Psi), «si sapeva già dove si voleva andare a parare, ma la cosa che più indigna è che ormai si arriva tardi, quando i buoi sono usciti dalla stalla». Roberto Giannotti (Scelta Civica): «Non basta solo votare contro, la delibera della giunta regionale dovrebbe essere strappata. Viene distrutto il sistema sanitario delle aree interne e della costa. Ancona mantiene 5 strutture ospedaliere di rete e 3 di polo. Nella nostra provincia, se passa questa impostazione, alla fine rimarranno solo i nosocomi di Pesaro e Urbino, il resto sarà classificato in altro modo. Le responsabilità politiche sono della giunta regionale, ma la corresponsabilità è anche della Provincia e dei Comuni che hanno dormito per anni. Battiamoci per azzerare la proposta. Se passa questa linea da Ancona, i sindaci dei territori dovrebbero fare un gesto eclatante, dimettersi davanti a Spacca». Mattia Tarsi (Pdl): «Non si è capito cosa vuole fare la maggioranza. Sulla salute non si può nascondere la testa sotto la sabbia. Noi siamo stati netti: non chiudiamo gli ospedali minori, razionalizziamo ma controlliamo la mobilità passiva. Superiamo le appartenenze politiche». Elisabetta Foschi (Pdl): «Alla fine le cose sono andate come avevamo detto, mentre la maggioranza in questi anni si affrettava a spegnere l’allarme. Spacca tira dritto e ha già dato l’ultimatum sul passaggio della riforma sanitaria. Nel frattempo, nessuno dal Pd ha reagito».  
Gli ordini del giorno. I tre diversi documenti presentati passano tutti all’unanimità. La posizione della maggioranza è rappresentata dall’ordine del giorno siglato da Savelli (Rc), Tagliolini (Pd), Rovinelli (Idv), Vergari (Psi) e Carloni (Pd). Ovvero: «Il consiglio provinciale critica aspramente e in maniera convinta il comportamento della giunta regionale». Sotto accusa il metodo: «Ancona ha tardivamente avviato la necessaria e doverosa consultazione per le scelte di un settore di estrema importanza per il benessere dei cittadini delle Marche». La critica investe anche «il contenuto delle scelte operate che, specialmente per la provincia di Pesaro e Urbino, rischiano di provocare la desertificazione sanitaria dell’entroterra». Così nell’ordine del giorno si sostiene «la lotta delle organizzazioni sindacali e quella di Comuni, sindaci e amministratori locali», finalizzata ad ottenere una «profonda revisione della riforma socio-sanitaria regionale». Si parte dalla considerazione che «la Regione ha trattato in modo diverso le province marchigiane. La legge parla di 3,7 posti letto ogni mille abitanti. Tale parametro è invece di appena 2,7 posti letto ogni mille (Ancona 4,66; Ascoli 3,67; Macerata 3,7)». Ancora: «La riforma socio sanitaria approvata dalla giunta regionale di fatto cancella quasi tutti gli ospedali di polo trasformandoli in “case della salute”, riducendo l’attuale livello delle prestazioni sanitarie, specie nell’entroterra». Non solo: «Questa differenza di trattamento si è verificata per la sanità ed altro». Di qui, le richieste: «Forte riduzione delle spese burocratiche nel settore sanitario come conseguenza della riforma»; «accelerazione del centro unico per gli acquisti»; «abolizione delle 13 Asl e personalità giuridica conferita, come unica struttura, all’area vasta corrispondente al territorio di ogni singola provincia»; «rispetto dei parametri di legge per i posti letto degli ospedali della provincia di Pesaro e Urbino, compresi gli ospedali di polo (tre posti letto ogni mille abitanti, 0,7 posti letto per ogni mille abitanti per le post-acuzie), con la conseguente riassegnazione agli ospedali dell’entroterra»; «ritiro conseguente delle proposte così come formulate finora» e rimodulazione in tempi brevi con «ridefinizione in modo chiaro del ruolo degli ospedali minori, da sottoporre di nuovo ad ampie consultazioni». Infine: «La Regione si batta con decisione contro i tagli lineari del governo, chiedendo a quello futuro di ripristinare i budget sanitari per le regioni “virtuose”, attingendo al miliardo in più stanziato per la difesa nel bilancio 2013».
All’unanimità passa anche l’ordine del giorno Pdl-Lega-Udc, a prima firma Baldelli. Il documento «critica fortemente le decisioni assunte dalla giunta regionale e dai dirigenti Asur, lesive del diritto alla salute dei cittadini della provincia di Pesaro e Urbino anche per essere state adottate senza il coinvolgimento e il confronto democratico con gli enti locali interessati». Il dispositivo chiede «che vengano immediatamente revocati sia la determina del direttore generale Asur 240 del 2011 sia il Piano di riconversione dei piccoli ospedali nella Regione Marche». In più, si sottolinea che «ogni decisione in merito al riassetto degli ospedali dell’entroterra venga assunta previa consultazione di tutti i sindaci dei territori interessati e che sia infine sottoposta alla votazione della conferenza dei sindaci». Inoltre: «Il tasso di 2,69 posti letto ogni 1000 abitanti attualmente previsto per Pesaro e Urbino nel Piano sia integrato recuperando 0,2 posti letto ogni 1000 abitanti assegnati, dal Piano di riconversione, alle Province di Ancona, Macerata, Ascoli Piceno. E questi posti letto siano attribuiti agli ospedali dell’entroterra della provincia di Pesaro e Urbino («Proposta fatta dal sindaco di Pergola nell’assemblea dei sindaci», nota Baldelli)». Infine: «Negli ospedali dell’entroterra rimanga invariata l’attuale funzione per acuti e, laddove necessario, sia potenziata». Unanimità registrata anche per l’ordine del giorno siglato da Giannotti e Mei, che «impegna la giunta a farsi carico delle preoccupazioni delle popolazioni delle aree interne e as assumere adeguate iniziative nei confronti del sistema sanitario regionale per salvaguardare l’integrità e l’efficienza operativa dei nosocomi di polo della provincia».

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