Comunicati stampa | Dalla Provincia
Origine: Informazione e stampa - Autore: n.g.

«No al centralismo statale»

Il presidente Ucchielli riflette sui provvedimenti del governo che non sanciscono l’autonomia degli enti locali

PESARO. E’ una riflessione accurata e puntuale quella del presidente della Provincia, Palmiro Ucchielli, sul centralismo del governo statale.

Il Parlamento Italiano, con l‘approvazione della legge costituzionale del 18 ottobre 2001 n.3 di riforma del titolo V, parte II, della Costituzione Repubblicana , sottoposta poi con esito favorevole a referendum popolare, ha realizzato un passaggio fondamentale per il rinnovamento delle istituzioni italiane sulla base del principio di autonomia diffusa previsto dall’art. 5 della Costituzione stessa..

Viene definitivamente superato il tradizionale accentramento statale favorendo un nuovo ordinamento policentrico con il potere legislativo ripartito fra Stato e Regione e quello amministrativo affidato alle autonomie locali sulla base del principio di sussidiarietà. Trova così compimento il lungo percorso di riforma iniziato con la legge 142/90 e proseguito poi con l’attuazione del decentramento amministrativo voluto dalla legge 59/97.

Regioni, Province e Comuni acquisiscono una forte dignità costituzionale ed il ruolo delle autonomie, così vicine alle reali esigenze, sociali ed economiche, delle popolazioni amministrate, diventa fondamentale al fine di riaccendere la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni.

E’ necessario però dare piena attuazione a quanto previsto dalla riforma costituzionale, con provvedimenti che siano pienamente coerenti con i principi in essa contenuti. Ciò purtroppo oggi non accade. La recente politica governativa, infatti, più che dare attuazione alla riforma rappresenta una reazione quasi “violenta” contro di essa ponendosi in pieno contrasto con quanto auspicato dal legislatore e poi confermato dai cittadini con il referendum.

In questi ultimi mesi assistiamo all’ emanazione di una serie di provvedimenti finalizzati alla restaurazione del peggior centralismo statale. Ad esempio basta prendere in esame l’articolo 24 della Legge 28 dicembre 2001 (Legge finanziaria 2002): tale norma risulta essere in netta contraddizione con quanto previsto dalla Costituzione ponendo limiti alla spesa corrente e ai pagamenti degli enti locali, completamente slegati dalle risorse a loro disposizione. Tutto ciò rende difficile il mantenimento dell’attuale livello dei servizi erogati ai cittadini e spesso impossibile l’attivazione di nuove attività o iniziative con ricadute fortemente negative anche sul sistema economico locale in particolare per le piccole imprese. Pensiamo solo alle grosse difficoltà che queste incontreranno a seguito del blocco dei pagamenti delle forniture.

Il documento di programmazione economico-finanziaria per l’anno 2003, in corso di predisposizione da parte del governo, non migliora certamente la situazione prevedendo ulteriori vincoli come l’adesione obbligatoria alle convenzioni CONSIP, a danno delle imprese locali, o ancora limiti di quantità fisiche agli acquisti e un ulteriore blocco delle assunzioni. Tutto questo sempre senza tener conto delle reali risorse a disposizione degli Enti. Lo stesso articolo 24 prevede poi, tra le altre cose, anche tagli ai trasferimenti erariali erogati agli enti locali per il triennio 2002/2004 quando sarebbe invece necessario da parte del governo centrale una integrazione di risorse al fine di dare piena attuazione al decentramento amministrativo.

E’ necessaria una profonda modifica della normativa relativa al patto di stabilita’ con l’eliminazione dei vincoli alla spesa e alle assunzioni che riteniamo inutili e inaccettabili. L’unico vincolo deve rimanere quello del contenimento dell’indebitamento netto come, tra l’altro, già previsto negli anni passati.

Altro punto dolente è quello dell’autonomia finanziaria e impositiva degli enti locali sancita dall’art. 119 della Costituzione.

Nulla in questa direzione è stato previsto nella Legge finanziaria per l’anno 2002, nulla è previsto nella Legge di delega per la riforma fiscale e ancora nulla è previsto nel nuovo documento di programmazione economico-finanziaria che, pur essendo il primo documento successivo alla riforma federalista, per struttura e contenuti non recepisce le innovazioni costituzionali e non rende esplicita la scelta in favore di un modello federalista in cui Stato, Regioni, Province e Comuni sono soggetti con pari dignità istituzionale.

Tutti noi sappiamo che non ci può essere reale autonomia politica senza una reale autonomia finanziaria. Pertanto è necessario ottenere risposte precise dal governo in merito a questa importante problematica.

Chiediamo una compartecipazione effettiva al gettito dell’imposizione sul reddito o, in alternativa, a quello dell’Iva e delle imposte sugli olii minerali che ci permetta di avere le risorse necessarie per gestire in maniera adeguata le nuove funzioni attribuite alle Amministrazioni Provinciali e, in particolare, per quel che riguarda la Provincia di Pesaro e Urbino, per la realizzazione dei progetti contenuti nel Piano triennale di sviluppo ecosostenibile.

Rifiutiamo questa politica neocentralista del governo di centro-destra che porta al soffocamento delle autonomie locali, con gravi danni e disagio per le popolazioni e le attività economiche operanti sul territorio.

 

 

 

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