Comunicati stampa | Dalla Provincia
Origine: Informazione e stampa - Autore: Francesco Nonni

Il consiglio concorda con Ricci: «Risposte concrete o mobilitazione a Roma»

Il dibattito sull’emergenza? Si chiude con l’ordine del giorno unitario

PESARO – Il consiglio provinciale, dopo la nevicata record, trova la quadra sul capitolo «riconoscimento dei danni». E sposa gli obiettivi e le azioni già illustrate ieri dal presidente Matteo Ricci. Passa all’unanimità, dunque, l’ordine del giorno proposto dal presidente della Provincia che impegna la stessa assemblea a «perseguire con determinazione»: «il riconoscimento del rimborso dei costi sostenuti per l’emergenza; la deroga del patto di stabilità interno per lo sblocco delle risorse già a bilancio degli enti locali; il tavolo con il ministro dell’Agricoltura e gli istituti di credito, per l’agevolazione dei meccanismi relativi al riconoscimento dello stato di calamità naturale per agricoltura e zootecnia, già riconosciuta dal governo, per i quali la Regione destinerà una parte dei fondi Psr; il riconoscimento dello stato d’emergenza, già chiesto dalla Regione, per aprire la trattativa per la ripartizione delle risorse; fondi specifici, anche con leggi speciali, per i beni culturali; la richiesta per i finanziamenti comunitari, dal fondo di solidarietà europea, tramite attivazione della Regione (emendamento di Elisabetta Foschi, Pdl)». Per raggiungere gli obiettivi, si definiscono tre azioni. Primo: «Costituzione di un gruppo bipartisan di parlamentari e consiglieri regionali». Secondo: «Richiesta di un  incontro urgente al Governo (già partita la lettera a Monti, Passera e Grilli, ndr). Terzo: «Mobilitazione e giornata dell’orgoglio marchigiano a Roma, se mancheranno risposte concrete». Nel dibattito in aula, l’assessore Massimo Galuzzi («Dal lavoro che ha avuto, ha perso cinque chili», nota il medico Giorgio Cancellieri, Lega Nord), proietta le foto della «calamità naturale», ripercorre le vicende e cita i numeri: «Mai visto un fenomeno simile in passato. Sul campo 110 mezzi ordinari della Provincia e 150 dei Comuni. Ma le macchine normali si sono ben presto rivelate inadeguate a sfondare i muri di neve. Alla fine, abbiamo recuperato 26 turbine con l’aiuto delle altre regioni. Più 30 mezzi speciali, di cui 4 dei vigili del fuoco e 8 dell’esercito. Fondamentale, poi, l’aiuto del soccorso alpino e dei volontari del Friuli». Per Roberto Giannotti (Pdl): «L’emergenza neve andava affrontata con interventi straordinari. Così non è stato, e il Piano predisposto si è dimostrato del tutto inadeguato. Scarsità di mezzi e uomini da sottovalutazione dell’evento. A Pesaro cittadini ostaggio del ghiaccio: si poteva fare di più».Giuseppe Magnanelli (Pd): «Siamo consapevoli di quello che accaduto? Prima di aprire le strade, si deve pensare alla sicurezza delle persone». Cancellieri (Lega): «Ora chi ha i soldi per riparare le strade? Gli enti locali sono morti. Il settore privato è in ginocchio. Facciamoci sentire con la mobilitazione». Renzo Savelli (Rc): «Considerate le condizioni, si è fatto bene». Giulio Tomassoli (Pdl): «Non tutto è andato come doveva andare. I messaggi delle istituzioni ai cittadini non si possono mandare solo con i social network. E riflettiamo: in questa situazione, il treno nella Valmetauro avrebbe fatto comodo». Matteo Ricci: «Il piano neve standard mira alla viabilità. In questo caso, le priorità sono cambiate: si è guardato prima, giustamente, alla sicurezza delle persone. Per le aree interne è stato un dramma. E la nostra presenza, in quei luoghi, ha avuto anche un valore simbolico. Nell’ultimo weekend, l’emergenza è stata anche sulle colline di Pesaro e Fano. E gli interventi dei Comuni si sono concentrati lì, perché c’erano ben altre necessità rispetto al centro. Difendo i sindaci: non ha funzionato qualcosa? Può essere. Ma Ceriscioli e Aguzzi cosa dovevano fare?». E ribadisce: «Se non arrivano segnali dal governo, andiamo a Roma».
Passa all’unanimità anche l’ordine del giorno di Federico Talè (Pd) sul «no alla centrale termoelettrica a Corinaldo». Il consigliere-sindaco illustra il documento: «Chiediamo al ministero dell’Ambiente di revocare la proroga (fino al 10 agosto 2012, ndr) concessa alla Edison per il riavvio del procedimento». Inoltre: «La Regione non ha mai chiesto, con atto di giunta, la chiusura del procedimento al ministero. E l’Arpa non può essere organo di supporto alle aziende, come chiesto da Edison, per la definizione di attività di monitoraggio ambientale. Deve solo controllare». Elisabetta Foschi (Pdl): «I Comuni si sono espressi, ma sembra che il loro parere non conti. Alla fine, tutto passa sopra la testa dei cittadini. L’atteggiamento della Regione deve essere chiaro». Poi propone l’emendamento, approvato dall’assemblea: «Alla Regione non “chiediamo”, perché lo abbiamo già fatto, ma “esigiamo” la chiusura del procedimento». Gaetano Vergari (Psi): «No deciso alla centrale. Ma serve aprire una riflessione sul piano energetico nazionale, perchè c’è anche il tema dell’autosufficienza. Sono per una creazione dell’energia diffusa, popolare». L’assessore Tarcisio Porto: «Abbiamo seguito tutta la vicenda della centrale dall’inizio, con pareri contrari. Non si può bloccare lo sviluppo delle “reti intelligenti”, serve una concezione democratica dell’energia».        

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