Comunicati stampa | Dalla Provincia
Origine: Informazione e stampa - Autore: Francesco Nonni

Consiglio, ok all’avvio del nuovo Piano territoriale di coordinamento. E via libera al piano di alienazioni

Marcello Mei (Udc) vota con la maggioranza sul Ptc. Approvata anche la costituzione della «società veicolo» utile alla dismissione degli immobili non funzionali dell’Ente

PESARO – Nel luglio del 2000 il consiglio provinciale approvava l’attuale Piano territoriale di coordinamento. «Un’altra era geologica», secondo Matteo Ricci. Nel mezzo «sono cambiati i riferimenti economici e sociali», la crisi ha spazzato via un buon numero di certezze, in primis urbanistiche e «i piani regolatori – sottolinea il presidente - sono ora sovradimensionati. E’ possibile, allora, riconvertire le previsioni?”. Ricci indica la via, quella tracciata nel Piano strategico “Provincia 2020. Progetti per una comunità più felice”. Che individua nel nuovo Ptc, al tempo stesso, l’architrave e lo strumento operativo principale. Parole d’ordine: «Sostenibilità, pianificazione urbanistica per bacini omogenei, riduzione del consumo dei suoli e delle risorse non rinnovabili, efficienza energetica, gestione integrata dei servizi, qualità della vita». E così, dopo avere già portato in consiglio le linee guida del Piano strategico, approvate prima della pausa estiva, il presidente fa il passaggio successivo. E il via libera dell’assemblea sull’iter per «l’attivazione delle procedure per la redazione del nuovo Ptc», con annesse «linee guida e programma operativo» apre, di fatto, una nuova epoca: «Il Ptc ha un iter lungo e complesso – evidenzia Ricci -. Ma vogliamo discuterlo e approvarlo prima della fine della legislatura. Anche perché è uno strumento che, incidendo sul nuovo modello di sviluppo, conferisce autorevolezza alla Provincia». I consiglieri vanno in ordine sparso, sospesi tra giudizi sulla visione complessiva e sui singoli punti settoriali. Giulio Tomassoli (Pdl): «Vedo un elenco di progetti che, entro il 2020, non si realizzeranno». Giancarlo Rossi (Pdl): «La Provincia deve agire su prospettive concrete, non nel 2020 ma adesso. Facile fare sulla stima sulle cartine. Gli unici veri piani territoriali? Da noi sono opera dei romani.…».  Risponde Daniele Tagliolini (Pd): «Il Ptc serve per guardare lontano, per il resto ci sono i piani annuali e triennali. Ricci innalza il livello su infrastrutture, programmazione integrata e strategica e servizi ai cittadini».  
Gaetano Vergari (Psi): «Dimostrazione di forza e coraggio. C’è voglia di superare le difficoltà guardando al futuro. Le critiche sull’atto in sé, dunque, sono ingenerose. Ed era indispensabile anche nel merito, perché il piano precedente, concepito negli anni’80, ha dato il suo contributo ma ha fatto il suo tempo». Domenico Papi (Pd): «Ricci guarda al futuro ma ha anche i piedi ben piantati sul presente». Elisabetta Foschi (Pdl): «Il paradosso è che si vuole una nuova linea ferroviaria, parallela alla Fano-Grosseto, e contemporaneamente la dismissione del vecchio tratto Fano-Urbino».
Ma Matteo Ricci è deciso: «Ci concentriamo, ovviamente, sulla resistenza. Ma non rinunciamo a progettare il futuro portando avanti, al tempo stesso, le nostre battaglie. Altrimenti abdica la politica, insieme al consiglio provinciale. La nostra visione si può condividere o meno, ma dall’opposizione non ho mai sentito, in questi mesi, una proposta». Sul treno: «Abbiamo avviato una discussione strategica. E’ futuristica ma va fatta. Progettare significa salvaguardare corridoi». Sulle piste ciclabili: «Non sono un mio vezzo. Anche la ciclabile Pesaro-Fano sembrava anni fa fantascienza. E’ innegabile che il sistema delle ciclabili, nel suo complesso, ha una ricaduta turistica. Alla fine, dunque, via libera all’avvio del nuovo Ptc. E’ da notare che Marcello Mei (Udc) vota con la maggioranza: «Dato il momento – sottolinea in aula -, su queste proposte è giusto fare squadra».
Maggioranza granitica anche sulla costituzione della «Valoreimmobiliare srl», finalizzata alla dismissione degli immobili non funzionali dell’Ente (voto contrario dell’opposizione, assente Mei). La «mission» della società - detenuta dalla Provincia, socio unico - riguarderà, come noto, la «gestione, valorizzazione e vendita del patrimonio immobiliare non istituzionale» dell’Ente. L’operazione, tra l’altro, comporta benefici immediati sul fronte rientro nel patto di stabilità, «ma non solo – aggiunge l’assessore -. Perché ci consentirà di velocizzare i programmi di vendita degli immobili. E autofinanziare, successivamente, gli investimenti». La società di cartolarizzazione, che potrà pagare il prezzo dei beni con tempi differiti, acquisterà gli immobili dalla Provincia, a titolo definitivo, «attingendo le risorse finanziarie necessarie dal mercato dei capitali». C’è già la prima lista di beni coinvolti nell’operazione (tra cui l’ex Bramante), insieme al piano di rientro dai finanziamenti che verranno attivati: entro il 2015, secondo il cronoprogramma, è prevista  l’estinzione complessiva delle rate. Non solo: «La società, attraverso valorizzazione e promozione, permetterà di incrementare il valore dei beni, con una previsione del 2 per cento all’anno rispetto ai livelli di stima iniziali». L’elemento chiave della manovra: «Con le entrate (14 milioni e 600mila euro previsti entro dicembre 2011, ndr) – specifica Minardi – abbattiamo i mutui contratti». L’assessore cita i riferimenti normativi che «autorizzano le Province a costituire società di questo tipo», a partire dalla finanziaria del 2003. E ricorda lo scenario attuale: «Nel 2011 abbiamo dovuto impostare il bilancio con 7 milioni e mezzo di euro in meno: 4 milioni di minori entrate a causa della crisi, 3 milioni e 400mila euro di trasferimenti in meno dal Governo. Che nel 2012 diventeranno 5 milioni e 400mila euro. In un anno abbiamo subito 3 manovre: gli enti locali sono in ginocchio. Alla faccia del federalismo…». Voci critiche dall’opposizione. Mattia Tarsi fa una serie di domande (Pdl): «C’era bisogno di creare questa società? Chi ha fatto la stima degli immobili? Esiste una perizia giurata? Parliamo di tagliare i costi della politica, ma oggi, intanto, ne viene aggiunto un altro. E si vota su un percorso già preconfezionato…». Il capogruppo Pdl Antonio Baldelli: «E’ un espediente pericoloso dal punto di vista economico e giuridico, che certifica la sconfitta dell’amministrazione. Per coprire il debito accumulato in questi 15 anni, si crea altro debito».
Ma la maggioranza è compatta. Renzo Savelli (Rc): «L’operazione si è resa necessaria perché il patto di stabilità pone condizioni gravissime. Alle quali si aggiungono la crisi economica e, soprattutto i tagli governativi. Operazione legittima che ora va gestita bene». Dai banchi del centrosinistra traspare la certezza di avere agito correttamente: «E’ proprio la legge fatta da Tremonti che consente, per evitare di svalutare il valore dei beni, l’operazione. E’ stata fatta proprio per aiutare gli enti locali a vendere il patrimonio. In più, ci siamo avvalsi del parere di noti esperti, tra cui i consulenti del ministero».
E Minardi: «Tutti saranno costretti a fare queste operazioni. Le dismissioni? E’ esattamente quello che sta facendo Tremonti con il patrimonio immobiliare dello Stato». E secondo l’assessore, «se il Governo taglia, poi non si può gridare: “Al lupo, al lupo”…».

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