Comunicati stampa | Dalla Provincia
Origine: Informazione e stampa - Autore: Francesco Nonni

Consiglio, entra Simonetta Romagna

Approvata la surroga di Domenico Papi. Dibattito sul nuovo assessore

PESARO –  Spostamenti in consiglio provinciale. Con Domenico Papi in giunta, Daniele Tagliolini è il capogruppo Pd. Mentre dalla parte opposta Roberto Giannotti si sfila dal Pdl ed entra nel Gruppo Misto. La surroga di Papi e la convalida del nuovo consigliere Pd (Simonetta Romagna) formano le voci del dissenso dai banchi della minoranza.
Daniele Lunghi (Lega): «Nominando un nuovo assessore non si fa il bene dei cittadini: non c’è etica. Le spese lievitano per equilibri interni al partito». Antonio Baldelli, capogruppo Pdl: «Stigmatizziamo la scelta di Ricci. E’ inopportuna. Doveva attendere un mese e mezzo per sostituire Alessia Morani, se sarà eletta. La Provincia parla di sobrietà: così lievitano i costi della politica». Mentre Elisabetta Foschi osserva: «Il vero motivo della decisione? Il sostegno di Papi al duo Marchetti-Fabbri nelle primarie». Sulla stessa linea anche gli interventi di Tarsi, Tomassoli (Pdl) e Cancellieri (Lega).
Dall’altra parte, Tagliolini ribatte: «L’ingresso di Papi in giunta fa parte di una visione strategica dell’ente. Serve per dare continuità programmatica. Nell’arco di un mese si ritornerà a sette. La gestione economica? E’ stata portata avanti anche sul lato della riduzione dei dirigenti: un’altra prova che sulla spending review rispondiamo con fatti concreti. Devono pagare i cittadini? I conti si fanno sempre alla fine: 4mila euro lordi per un mese fanno parte di una gestione economica. E, alla fine dell’anno, risulterà che le spese saranno meno rispetto all’annualità del 2012». Quindi: «I cittadini non pagheranno niente di più: la priorità rimane la sobrietà, insieme al risparmio. Dalla minoranza lezioni di etica sulla contabilità pubblica? Dovrebbero guardare ai loro partiti: c’è chi ha comprato i diamanti con i soldi pubblici. Noi siamo in linea con i nostri valori. E con quelli della gente».
Matteo Ricci osserva che «la nomina degli assessori è una competenza del presidente. Capisco che siamo in campagna elettorale, ma rivendico la mia facoltà. Papi ha dimostrato capacità politica e competenza. Alla sua area territoriale, importante, ho voluto conferire una maggiore rappresentanza». Poi attacca: «Abbiamo la giunta più stretta d’Italia. Come sobrietà e riduzione dei costi siamo un esempio nazionale». Ribadisce: «L’assessore in più sarà solo per un mese. Dopo le politiche, in ogni caso, torneremo a 7». Il presidente alla minoranza: «Curioso che da parte vostra si faccia un dibattito sulle scelte del partito e sulle primarie del Pd. Stiamo ai numeri: abbiamo tagliato i dirigenti, passando da 16 a 11. Ma nessun consigliere di minoranza se lo ricorda. O magari fa finta di non ricordarselo. Qualcuno parla di dimissioni? Allora le avrebbero dovute dare tutti gli altri consiglieri provinciali che si sono candidati a qualcos’altro. Anche dall’opposizione…». Alla fine, surroga approvata con 16 voti favorevoli (la maggioranza) e 9 contrari (Pdl, Lega e Giannotti del Misto). Simonetta Romagna (assente nella seduta odierna) entra in consiglio perché «la sua posizione non è ritenuta incompatibile con contributi finanziari della Provincia verso la biblioteca Bobbato (di cui è presidente, ndr)». 
E alla fine, dopo la votazione, parla anche l’assessore Papi: «In questo dibattito mi avete dato un ruolo e un’importanza che non ho. Non ho mai messo paura a nessuno prima, né lo farò adesso. I cittadini? Mi hanno sempre sostenuto. Ingeneroso pensare che io abbia contrattato o barattato qualcosa. Con chissà quali poteri?» Ancora: «Dentro il partito ho espresso le mie valutazioni e preferenze. Ma sono stato lasciato sempre libero. Parlate di soldi? Ho fatto il sindaco a Cagli, mia moglie lavorava in quel Comune. Non c’era nessuna incompatibilità con il mio ruolo. Ma a lei, che era ragioniera capo, ho tolto la posizione organizzativa. Ho penalizzato mia moglie per 10 anni, in termini economici rilevanti, incidendo anche sulla sua pensione…».
Da segnalare il ritardo di un’ora nell’apertura della seduta. Pdl e Lega, con 6 consiglieri di minoranza assenti all’inizio, chiedono la verifica del numero legale: «Non possiamo sempre essere noi a garantirlo». Poi escono dall’aula. Luca Bartolucci riprende alle 16: «Il regolamento consente di attendere un’ora per accertare il numero legale». Così Tagliolini sull’uscita dall’aula della minoranza: «Atteggiamento inutile e di facciata. Sappiamo tutti che ci sono 60 minuti di tempo: si è persa un’ora di dibattito».
 

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