Comunicati stampa | Dalla Provincia
Origine: Informazione e stampa - Autore: Francesco Nonni

Consiglio, approvato l’assestamento di bilancio

L’assessore Renato Claudio Minardi: «Obiettivi raggiunti»

PESARO - Il consiglio provinciale approva l’assestamento del bilancio di previsione. Compatta la maggioranza, si astiene l’Udc, voto contrario di Pdl e Lega. L’assessore Renato Claudio Minardi: «A causa dei tagli, che incidono in maniera devastante sulle Province, ci siamo ritrovati a fare il bilancio con 10 milioni in meno. Più i 4 milioni e 300mila euro di spese per l’emergenza neve, che il governo non ci ha rimborsato. Capite le condizioni…». Per cui la Provincia aveva presentato il piano, basato su tre pilastri: vendita di parte delle azioni di Marche Multiservizi, società di cartolarizzazione e recupero di quote patto verticali con la Regione. «Tutti gli obiettivi sono stati raggiunti», nota l’assessore. Che aggiunge: «Il bilancio è in pareggio e siamo in linea anche con il patto. L’impegno della Regione è stato importante. La vendita delle azioni? Scelta che non abbiamo preso a cuor leggero, ma non si poteva fare diversamente. La cartolarizzazione? Lo scorso anno non abbiamo avuto bisogno delle plusvalenze da alienazioni. Ora tutti gli enti locali si trovano nella nostra situazione». E ancora: «Nonostante i tagli, se non ci fosse stata la nevicata record, il bilancio sarebbe stato in pareggio senza le plusvalenze». Minardi va avanti con il «recupero dell’evasione fiscale», conferma  l’impegno sul «fondo anti-crisi» e si sofferma sul personale: «Abbiamo salvaguardato i posti di lavoro e siamo scesi, con il blocco del turnover, da 569 a 596 unità rispetto al 2011». In più, sottolinea un altro risultato: «La consistenza dei mutui, in termini di incidenza, si è ridotta di 10 milioni». Dalla minoranza, il capogruppo Pdl Antonio Baldelli è critico: «Minardi fa il prestigiatore, con un “barbatrucco” ha fatto sparire i debiti fino al 31 dicembre. Ma il problema è solo rinviato. Ucchielli dice di avere lasciato una Ferrari? Allora perché si fanno queste operazioni? Forse l’ente assomiglia più a una Bianchina “scassata” a 2 pistoni. La Provincia è stata salvata svendendo l’acqua pubblica. E quanti interessi si dovranno pagare con la cartolarizzazione?». Ma Minardi ribatte: «”Barbatrucchi”? I conti sono in ordine e ogni voce è verificabile. C’è stata una situazione straordinaria, che non abbiamo certo cercato. Non c’erano altre alternative al piano: dal Pdl non è arrivata nessuna proposta, solo demagogia. Svenduto l’acqua ai privati? C’è stata un’asta, Marche Multiservizi mantiene la maggioranza pubblica. E anche Hera è una società per azioni a larga maggioranza pubblica. Ripeto: non è stato fatto volentieri, ma non c’erano  soluzioni differenti». Nel corso del dibattito, l’assessore va anche a stringere la mano al capogruppo della Lega Giorgio Cancellieri. Che in aula, nel suo intervento, aveva specificato: «Devo votare contro per il gioco delle parti, ma al posto di Minardi avrei fatto le stesse scelte. Sono anch’io amministratore: per onestà intellettuale fatico a fare speculazioni nei confronti di chi, in queste condizioni e con tagli fuori da ogni logica, ha dovuto fare l’assestamento. Cartolarizzazione? A Fermignano abbiamo pensato alla stessa cosa. Il governo Monti è il peggiore della storia, mortifica i territori e le autonomie locali». Giulio Tomassoli (Pdl) invoca un «piano di revisione della pianta organica dell’ente, spropositata rispetto alle funzioni della Provincia». Gaetano Vergari (Psi): «Ovunque la coperta non è solo corta, ma ormai inesistente. L’unica strada è una profonda riforma istituzionale, un ridisegno complessivo dello Stato e delle sue articolazioni territoriali. Per Domenico Papi (Pd): «La Provincia ha agito con responsabilità, dando priorità al rigore. Riconosciamo che l’ente è stato salvato. Ricci e Minardi hanno ottenuto l’obiettivo».
In apertura, interpellanza di Roberto Giannotti (Pdl) sulla situazione finanziaria e le prospettive di Fiere Marche: «La Provincia – ha detto il consigliere - deve avere un ruolo di indirizzo sulla questione. E’ la fine del progetto di un polo fieristico a Pesaro su cui abbiamo lavorato per anni. Non voglio difendere il soggetto privato. Ma Drudi ,per una ripicca personale portata sul piano amministrativo, ha fatto saltare l’operazione. La situazione finanziaria è pesante, così come il deficit che si è accumulato. C’è un contenzioso, dove si andrà a finire? Sono preoccupato: il padiglione rimarrà una cattedrale nel deserto?». Risponde Matteo Ricci: «Sull’ente Fiera la politica non deve entrare nel meccanismo della selezione della classe dirigente, perché ciò compete alle associazioni di categoria. Noi siamo soci nella fondazione Fiere ed è lì che abbiamo cercato di svolgere il nostro ruolo. Si è creato un conflitto gestionale interno, che tuttavia non si è risolto con le dimissioni della direttrice. Provincia e Comune speravano in un accordo pacifico: non è arrivato per le diverse posizioni sui debiti da ripianare». Adesso? Secondo Giannotti, «la Camera di Commercio ha fallito nella gestione ed è inconcepibile il suo ritorno. Ma è anche sbagliato pensare all’Aspes: una cosa è gestire il palas, un’altra la fiera. Si arrivi a un tavolo di confronto con tutti i soggetti interessati». Per il presidente della Provincia, invece, «il disegno Fiere Marche non è compromesso: il marchio rimane, può essere affittato. Ragioniamo sulla prossima forma gestionale. Come le associazioni di categoria non penso sia indicato un pieno ritorno alla Camera di Commercio. C’è una trattativa con il Comune per coinvolgere Aspes: ha un senso, perché avere una società che propone fiera e palasport significa candidare Pesaro a qualsiasi tipo di manifestazione».

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