Comunicati stampa | Dalla Provincia
Origine: Informazione e stampa - Autore: Giovanna Renzini

A Pesaro le “donne di mare” chiedono ai parlamentari di opporsi all’asta delle concessioni prevista dall’Unione Europea

Camilla Fabbri (Pd): “Sono dalla vostra parte, il 4 ci sarà un incontro in Senato”. Sergio Pizzolante (Ndc): “Alla Spagna è stata concessa una proroga per 75 anni, va rivendicata anche per l’Italia”

PESARO – Da un lato c’è una direttiva europea, la “Bolkestein”, che prevede entro il 2020 la messa all’asta delle concessioni degli stabilimenti balneari, aprendo la strada anche alle multinazionali. Dall’altro ci sono un Governo e un Parlamento ancora poco attenti, salvo qualche eccezione, alle problematiche del mondo della balneazione e ai risvolti sul turismo. In mezzo ci sono le 30mila imprese balneari, spesso familiari, che in Italia vivono di questo lavoro, hanno investito nei loro stabilimenti ed ora rischiano di perdere tutto.

Per far conoscere questo mondo e chiedere attenzione, l’associazione nazionale “Donne damare per l’impresa balneare” ha chiamato a Pesaro, nella sala del consiglio provinciale, la senatrice Pd Camilla Fabbri (membro della 10° Commissione permanente - Industria, Commercio, Turismo), l’onorevole Ncd Sergio Pizzolante (membro 11° Commissione lavoro pubblico e privato) ed il delegato Anci Luciano Monticelli, responsabile Pd al demanio per la regione Abruzzo. L’occasione è stata la presentazione del libro “Storie d’amare di Donnedamare – Racconti, testimonianze, appelli salmastri” di Bettina Bolla e Fulvia Frallicciardi, una raccolta di esperienze di “donne balneari” (bagnine, pescatrici, venditrici) di varie regioni, in cui emerge la fatica e la grande passione per il loro lavoro.

“Le donne di mare – ha detto Sabina Cardinali, presidente del Comitato per l’imprenditoria femminile della Camera di Commercio di Pesaro e Urbino e vice presidente Cna provinciale - rappresentano l’imprenditoria femminile, la caparbietà del lavoro, l’abitudine a combattere anche contro le avversità meteorologiche. Da quando nel 2006 è uscita la direttiva europea, il settore vive nella più totale incertezza”.

“L’associazione – ha detto la fondatrice Bettina Bolla – è nata nel 2013 per contrastare le aste previste dalla ‘direttiva Bolkestein’ e far conoscere alla gente il nostro lavoro, attraverso il blog www.donnedamare.it. Abbiamo investito tutti i nostri risparmi negli stabilimenti balneari. Non possiamo permettere che con questa direttiva si venda il lavoro di migliaia di famiglie alle multinazionali. Chiediamo ai politici di opporsi, così come chiediamo al governo di tutelarci in Europa”.

“Dietro il lavoro degli stabilimenti balneari – ha detto il presidente del consiglio provinciale Luca Bartolucci, presenti anche il vice sindaco di Pesaro Enzo Belloni e l’assessore al patrimonio del Comune Andrea Biancani - c’è grande passione e professionalità ed il desiderio di offrire uno spazio di benessere e conoscenza del mare e del territorio. I bagnini sono le prime vedette della cosa pubblica, preservano il territorio. Questa direttiva negli anni ha disarmato gli operatori balneari, tolto le speranze e disincentivato ad investire negli stabilimenti. E’ un problema che va risolto”.

“Sono profondamente convinta della bontà delle argomentazioni – ha detto la senatrice Camilla Fabbri –, martedì in Senato ci sarà una riunione proprio su questo tema. Appena arrivata in Commissione Industria, una delle prime questioni che ho affrontato è stata quella delle concessioni, per far capire perché 30mila imprese del settore rivendicano una diversa interpretazione della direttiva europea. Purtroppo il lavoro balneare viene trattato con superficialità e sottovalutazione, il problema è che se l’Italia non andrà a fare rivendicazioni in Europa rischia di far morire il turismo. Anche nell’opinione pubblica ci sono pregiudizi: dopo gli emendamenti presentati alla legge di stabilità, si è gridato alla vendita delle spiagge, mentre invece non si parlava affatto di spiagge, né di demanio marittimo, ma solo di quelle aree dove negli anni sono state realizzati dei manufatti e non rivestono più i caratteri della demanialità”.   

L’onorevole Sergio Pizzolante ha ripercorso alcune tappe, a partire dalla proposta del governo di “sdemanializzazione dei manufatti”, fino ai passaggi in Parlamento, agli emendamenti e alla situazione di stallo venutasi a creare. “Avevo proposto alla Camera un emendamento dove non si parlava più di vendita delle aree, ma di diritto di superficie per 50 anni. Nemmeno così è stato possibile, allora ho trasferito tutta la documentazione ad Alfano e Letta. Speriamo che si possa ritornare a parlarne in Parlamento. Per legge, entro il 15 maggio 2014 va fatta le riforma delle concessioni e dei canoni”. Quanto alla direttiva europea, “la materia è complicata, va concordata con l’Europa. Se alla Spagna è stata concessa una proroga fino a 75 anni, perché non può valere anche per il nostro paese?”.

“Riguardo alla direttiva Bolkestein – ha detto Luciano Monticelli, che segue da tempo i balneari nella loro battaglia – i parlamentari, presi uno ad uno, sono tutti contrari alla direttiva, però poi, insieme, non cambiano la situazione. E’ mancato in questi anni anche il rapporto con l’Unione Europea, invito il governo a far valere in Europa le ragioni dei balneari”.

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