Comunicati stampa | Dalla Provincia
Origine: Informazione e stampa - Autore: Giovanna Renzini

Abbandono scolastico, 370 giovani reinseriti dalla Provincia di Pesaro e Urbino in percorsi di formazione

Presi in carico dai Centri per l’impiego di Pesaro, Fano ed Urbino, hanno potuto uscire dall’isolamento e apprendere una professione. Se ne è parlato in un seminario ad Urbino

URBINO - Nel 2015, nella provincia di Pesaro e Urbino, 370 giovani tra i 15 ed i 18 anni che avevano abbandonato gli studi prima di concludere l’obbligo formativo sono stati “presi in carico” dai Centri per l’impiego di Pesaro, Fano ed Urbino e reinseriti in percorsi di formazione, consentendo loro di uscire dall’isolamento che spesso la precoce uscita dalla scuola produce e di avviarsi verso un percorso professionale. Dei 370 allievi (272 maschi e 98 femmine), il 67% sono italiani. I percorsi più seguiti sono stati per i ragazzi quelli per operatore meccanico, elettrico, elettronico (digitale e domotica), impianti termoidraulici e servizi di vendita, mentre per le ragazze quelli per operatori del benessere acconciatori, estetica, ristorazione, servizi sala e bar.

Del fenomeno della dispersione scolastica si è parlato ad Urbino, nella sede del Centro per l’impiego, l’orientamento e la formazione, mettendo a fuoco anche possibili misure per far sì che giovani in obbligo formativo non escano dal circuito scolastico, attraverso un maggior coinvolgimento delle famiglie e sensibilizzazione sul dovere di istruzione e formazione (10 anni), incontri nelle scuole ed un migliore collegamento tra tutte le “reti” esistenti contro la dispersione, così da integrare le positive esperienze già avviate.

“Per contrastare la dispersione scolastica – ha detto il presidente della Provincia Daniele Tagliolini dopo il saluto del sindaco Maurizio Gambini – dobbiamo sostenere la crescita di ogni singola bambina e bambino e delle famiglie. Se investiamo sui circuiti degli asili nido, delle biblioteche, del sociale, sono sicuro che ci sarà una crescita collettiva, con meno abbandoni degli studi”.

Il responsabile del Centro per l’impiego, l’orientamento e la formazione di Pesaro Claudio Andreani ha evidenziato come spesso vi siano problematiche di carattere sociale, relazionale e psicologico, rendendo necessaria una ‘presa in carico’ del giovane coordinata tra varie istituzioni: scuola, servizi sociali, ambiti sociali dei Comuni, enti di formazione, Asur, Tribunale dei minori, centri di aggregazione giovanile ecc. “Il modello sperimentale adottato nel Centro per l’impiego di Pesaro - ha aggiunto – vede la presenza di un tutor/educatore che affianca il giovane non solo nello studio ma anche in altri momenti della giornata, per rendere più efficaci le varie azioni”.

Il rafforzamento delle “reti” di collaborazione tra soggetti è stato auspicato anche dal dirigente del Servizio Formazione e lavoro della Provincia Massimo Grandicelli, in considerazione del fatto che “quasi la metà dei giovani che abbandonano gli studi prima di concludere l’obbligo formativo ha poi difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro”. Da qui anche l’importanza “che i servizi del lavoro e della formazione restino sul territorio”.

Ma come avere dati certi sul fenomeno degli abbandoni? “L’anagrafe regionale degli studenti – ha detto il responsabile del Centro per l’impiego, l’orientamento e la formazione di Urbino Stefano Raia – veniva aggiornata con i dati forniti dalle scuole. Il problema è che questo servizio negli ultimi anni non ha avuto continuità, mentre sarebbe necessario un monitoraggio continuo con i dati forniti anche da altri soggetti, come i servizi sociali ed i Centri per l’impiego”.

Da parte sua, il vice presidente del consiglio regionale Renato Claudio Minardi ha evidenziato l’impegno della Regione Marche a raccordarsi con i territori, per rispondere in modo efficace ai bisogni dei giovani e delle loro famiglie.

Alcune innovazioni di metodo e di relazione da mettere in campo nella didattica per ridurre il fenomeno degli abbandoni scolastici sono state evidenziate da Berta Martini (professore associato di Pedagogia generale e sociale dell’Università di Urbino), mentre la dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale Marcella Tinazzi ha esortato la scuola a mettere in discussione se stessa, evidenziando come le norme su “La Buona Scuola” consentano ora di passare dagli auspici ai progetti.

Interessanti le testimonianze di docenti operatori della formazione e di quattro giovani, due dei quali stanno seguendo i percorsi e gli altri due hanno concluso l’attività formativa e già trovato un lavoro.  

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