Comunicati stampa | Dalla Provincia
Origine: Informazione e stampa - Autore: Giovanna Renzini

Tre opere dello scultore Gentiletti esposte nell’ex chiostro di Santa Maria degli Angeli, oggi Centro per l’impiego di Pesaro

Resteranno in mostra fino al 30 gennaio, per concessione dei familiari. Si tratta di due “ruote della memoria” e di un “cono”, che rappresenta il tronco di un albero nel cui incavo si sviluppa la civiltà

PESARO - In occasione dell’inaugurazione del Centro per l’impiego di Pesaro nei restaurati spazi di via Luca della Robbia 4 (ex convento camaldolese di Santa Maria degli Angeli ed ex carcere minorile), ha preso il via anche un’esposizione di tre opere dello scultore Giovanni Gentiletti, nel cortile dell’ex chiostro, che resterà aperta fino al 30 gennaio. Si tratta di due “ruote della memoria” di un “cono”, che ben si addicono alle origini del luogo (nel monastero camaldolese era rispettata la regola benedettina “ora et labora”) e alla destinazione attuale di sede dei servizi per l’impiego e la formazione.
“Le ruote”, simbolo per eccellenza del lavoro, con tanto di mozzo, hanno un diametro di un metro e sono state realizzate nel 2004, mentre il “cono”, alto due metri e 60 centimetri, con diametro di 85 centimetri, rappresenta il tronco di un albero nel cui incavo si sviluppa la civiltà, che lascia tracce indelebili di sé. “Queste tracce – evidenzia Valeria Alberini, storico e critico d’arte – sono espresse con gli inconfondibili segni gentilettiani quali impronte arcaiche, lunghi chiodi appuntiti, radici, inglobati in cortecce sovrapposte fessurate”. Come spiega ancora Valeria Alberini, è la prima volta che questa scultura, eseguita nel 1995 e ripresa nel 2000, viene esposta al pubblico, per concessione della moglie Tullia e delle figlie Ilaria e Daniela, per sottolineare l’importanza del restauro dell’ex convento, diventato un luogo di rilevante interesse per il lavoro e per la collettività di Pesaro. “Gentiletti – dice ancora Alberini - era un vero maestro nel trattare i metalli, nel sapere ossidarli, nel cesellarli, nello sbalzarli. Le luminescenze che dà alla materia sono frutto di studio, sensibilità ed arte. Arnaldo Pomodoro lo volle per insegnare al Tam di Pietrarubbia il trattamento dei metalli”.

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