Comunicati stampa | Dalla Provincia
Origine: Informazione e stampa - Autore: Giovanna Renzini

Tina Anselmi, la democrazia e l’impegno civile e politico, terza serata della rassegna “Per Esempio”

Sabato 2 giugno, alle 21.15 a Pesaro, con la scrittrice Anna Vinci e l’ex magistrato Giuliano Turone. Ingresso gratuito

PESARO - A Tina Anselmi, al suo esempio di impegno civile e politico e al tema della democrazia è dedicata la terza serata della rassegna “Per esempio. Modelli e testimoni del possibile”, sabato 2 giugno, alle ore 21.15, al Cinema Teatro Astra di Pesaro (ingresso gratuito). Nata a Castelfranco Veneto dove risiede, Tina Anselmi ha dedicato tutta la vita alla democrazia e ai destini delle donne: nella scuola, nel sindacato, nel movimento femminile della Dc e in Parlamento.

Dopo l’introduzione dell’assessore provinciale alle Pari opportunità Daniela Ciaroni e la lettura del profilo biografico e professionale della Anselmi da parte di Laura Martufi, Francesca Rossi e Diana Saponara, l’attrice Roberta Biagiarelli (con Filippo Piscopiello alla chitarra) leggerà uno scritto dalla Lectio magistralis sulla democrazia che la Anselmi tenne nel 2004, per poi lasciare la parola a due testimoni d’eccezione, intervistati da Paola Fraternale Meloni e Marco De Carolis: la scrittrice Anna Vinci (sua biografa, scrittrice, regista e conduttrice) e l’ex magistrato Giuliano Turone, che negli anni ‘70 ha istruito il primo processo sulle attività criminali di Cosa Nostra in Lombardia (che ha portato all’arresto del capomafia Luciano Liggio), conducendo successivamente, insieme a Gherardo Colombo, l’inchiesta giudiziaria sulle vicende di Michele Sindona e omicidio Ambrosoli, nel corso della quale vennero scoperti gli elenchi della Loggia P2). La serata è in collaborazione con la Biblioteca – Archivio “Bobbato”, dibattito a cura degli studenti del “Marconi”.

Entrata a 17 anni nella Resistenza come staffetta della Brigata autonoma "Battisti", Tina Anselmi ha fatto parte del Comando regionale del Corpo Volontari della Libertà ed è stata la prima donna in Italia a diventare ministro, nel 1976 al Lavoro e nel 1978 alla Sanità. Ha presieduto la Commissione d’inchiesta sulla loggia massonica P2, firmando la relazione che analizza le gravi collusioni con apparati dello Stato e frange della criminalità organizzata.

Alla rassegna “Per esempio”, promossa dalla Provincia in collaborazione con Regione, Amat, Europe direct ed inserita nel “Festival della felicità” (che dopo il terremoto è dedicato alla solidarietà all’Emilia Romagna) collaborano anche gli istituti superiori, in particolare il liceo scientifico “Marconi”, che da anni ha avviato un percorso sulla legalità – cittadinanza attiva. Nell’incontro condotto da Franco Bertini e dedicato al giornalista Giuseppe Fava (che ha pagato con la vita, nel 1984, la lotta alla mafia), gli studenti si sono confrontati con la figlia Elena Fava e il caporedattore di “La 7” Antonio Roccuzzo, che fu collaboratore di Fava al “Giornale del Sud”.

Alla domanda su quale tipo di cultura può oggi combattere il comportamento mafioso, i due ospiti sono stati chiari: “Oggi la mafia – ha detto Antonio  Roccuzzo – ha meno bisogno di uccidere: investe in borsa, compra le aziende in crisi, va in giro per il mondo e fa girare il denaro. E’ più potente, però c’è una maggiore consapevolezza nella società. La si può contrastare con la libertà, la volontà di capire le cose, che sono il contrario del silenzio e dell’autocensura”.

“La mafia - ha aggiunto Elena Fava - ha paura dell’individuo pensante. Bisogna combattere la mentalità mafiosa, che attribuisce ad ognuno un prezzo e cerca di scoprirlo per comprare le persone e la loro dignità. Bisogna contrastare certi comportamenti ed essere tutti insieme nel farlo. Quando sono in tanti a dire ‘no’, si riesce a combattere  meglio quanti cercano di offuscare le menti”.                                                                                                        

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