Il consigliere provinciale Ugo Tapponi è persona amabile e cordiale, sorridente e gentile, ma spesso imprudente nelle sue osservazioni critiche all’Amministrazione provinciale. Il diritto di critica è sacrosanto, così come quello di tribuna, che gli viene garantito dalla stampa locale, che puntualmente pubblica i suoi ripetuti attacchi. La scorsa settimana se l’è presa con la Provincia perché aveva scelto Dario Fo per la cerimonia delle premiazioni dei diplomati con il massimo dei voti.
Come è noto (forse però non lo è al consigliere Tapponi), il famoso uomo di teatro non è stato fatto venire appositamente da Milano, ma si trova da qualche settimana a Pesaro per l’allestimento di alcuni spettacoli lirici del Rossini opera festival, in seguito alla riconosciuta competenza e non certo per il suo “anticristianesimo”.
Non risulta nemmeno che a Oslo il premio Nobel gli sia stato attribuito per “l’anticristianesimo”, di cui sarebbe il “rappresentante”, ma per indiscussi meriti letterari.
Per fortuna non siamo più sotto la Stato pontificio e ognuno può esprimere liberamente le proprie idee, compresa la non condivisione di certe pratiche o di certe scelte della Chiesa, senza per questo rischiare di conoscere da vicino i metodi persuasivi e correttivi della Santa inquisizione.
Il consigliere Tapponi ha condannato a priori Dario Fo, senza nemmeno sapere cosa avrebbe detto ai giovani diplomati, senza conoscere il messaggio che avrebbe trasmesso. Ora che ha potuto leggerlo sulla stampa, nonché ascoltarlo sul Tg regionale della Rai, non crede che sarebbe un atto di onestà intellettuale e amministrativa dichiarare di essersi sbagliato?
Invece della sola critica è opportuno - per corretta igiene mentale - praticare l’autocritica. Che non è affatto in contraddizione con il suo più volte ricordato Cristianesimo.
L’assessore provinciale
Renzo Savelli