Comunicati stampa |
Origine: Informazione e stampa - Autore: Francesco Nonni

Ricci: «“Cittadinanza onoraria” ai bambini nati nella nostra provincia»

«Chi nasce in Italia è italiano»: il presidente della Provincia «sposa» Napolitano e lo «ius soli». Il riconoscimento simbolico ai figli di genitori immigrati

PESARO –  «Chi nasce in Italia è italiano». Matteo Ricci  è perfettamente in linea con il capo dello Stato Giorgio Napolitano, ritiene superato il modello della cittadinanza costruito sullo «ius sanguinis» e sposa lo «ius soli». Non solo a parole. Perché dalla giunta provinciale di questa mattina, il presidente esce con un segnale forte: «Siamo tutti d’accordo: prima di Natale faremo un bel regalo a tanti bambini nati nel nostro territorio da genitori immigrati, conferendogli la cittadinanza onoraria». Un riconoscimento simbolico, «ma che significa molto – aggiunge Ricci -. Sosteniamo la volontà del capo dello Stato e vogliamo spingere il parlamento a legiferare in questa direzione. Lanciamo un messaggio importante: in attesa che venga riformata la normativa sulla cittadinanza, noi già ci muoviamo». Anche perché, precisa il presidente, «su questo tema vogliamo essere una provincia d’avanguardia a livello nazionale. Informeremo Napolitano dei nostri passi. E all’iniziativa pubblica vogliamo invitare il ministro della Cooperazione internazionale Andrea Riccardi». Non si ferma qui, Matteo Ricci. E costruisce l’amalgama: «Chiediamo la collaborazione dei Comuni e del mondo dell’associazionismo laico e cattolico. Le persone che si riconoscono nei nostri valori e si sentono parte integrante della nostra comunità devono essere cittadini italiani a tutti gli effetti». E ancora: «E’ un’assurdità che ai bambini nati in Italia non venga riconosciuto un diritto fondamentale. In momenti di crisi si possono e si devono condurre anche battaglie come queste. Bene ha fatto Napolitano: in Francia lo «ius soli» si applica da secoli. Negli Stati Uniti è il modello di cittadinanza permanente. In Italia, ormai, siamo arrivati alla terza generazione di immigrati. Abbiamo centinaia di migliaia di persone che sono state educate da noi, hanno studiato nelle nostre scuole e si sentono italiani». La conclusione del presidente della Provincia: «E’ ora di adeguarsi: la politica deve leggere e interpretare i cambiamenti della società…».

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