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Origine: Informazione e stampa - Autore: Francesco Nonni

Ricci ai dipendenti: «Uniti per i nostri obiettivi: salviamo l’Ente e i posti di lavoro»

Il presidente presenta il piano di salvataggio. E ‘carica’ il personale…

PESARO –  Come un coach. Matteo Ricci davanti ai dipendenti, con tanto di lavagnetta. Un segnale, 48 ore dopo le esternazioni dei sindacati e prima del vertice con le Rsu. Mette in fila concetti, scandisce parole, disegna i suoi schemi. Da un lato, c’è il piano di emergenza per salvare l’ente. Dall’altro, c’è una struttura da motivare, in primis «dopo la confusione che qualcuno ha fatto nelle ultime ore». Sicuramente un compito non facile. Ma alla fine del suo intervento, «stabilito nelle ultime ore per fare chiarezza», chi c’era registra gli applausi.
Ricci amareggiato. Il presidente ripercorre le ultime vicende, con una punta di amarezza: «Ho sempre avuto grande rispetto per le organizzazioni sindacali. La concertazione che abbiamo sempre portato avanti lo dimostra. Ma ritengo non utile organizzare incontri che non danno informazioni corrette. E creano più allarmismo di quello che serve. A maggior ragione, poi, se si fanno battutine politiche fuori luogo».
‘Nuova era geologica’. «Per anni abbiamo avuto il federalismo a parole e l’antifederalismo nei fatti. Rispetto al 2008, e prima della spending review, la Provincia di Pesaro e Urbino ha 10 milioni di entrate in meno. E, in buona parte, è un dato che dipende dalle politiche dei tagli continui. Se non avessimo dato la nostra impostazione dal primo giorno, politica del personale inclusa, il bilancio sarebbe stato non in pareggio già dallo scorso anno. Dall’inizio abbiamo detto che non potevamo continuare a crescere in termini di dipendenti, ma dovevamo gradualmente calare: la situazione finanziaria non lo consentiva. Al tempo stesso ci siamo presi degli impegni precisi: il primo è stato salvaguardare il posto di lavoro di chi era qui. Lo abbiamo fatto anche chiudendo il Cspa e risanando il Megas, assorbendo, con l’operazione, buona parte del personale della società». Il presidente ricorda i passi della riorganizzazione, «la modifica dell’orario di lavoro, ilblocco del turn-over».
«Qualcuno ha salvato la nave». Nel mezzo, continua Ricci, «si è aperto questo dibattito allucinante sulle Province. Che tutti abbiamo subito male, perché si è messa in discussione la nostra funzione». Fino al governo Monti e al Salva-Italia: «Il decreto prevedeva la soppressione delle Province, lasciandogli un ruolo di coordinamento, svuotandole di funzioni politiche. Il nostro contributo? L’abbiamo dato chiaramente, dentro l’Upi e all’interno della collocazione politica di appartenenza». Il contributo: «La mia linea è servita a  far sì che dentro l’Unione province italiane prevalesse il sì alla riforma proposta dal ministro Patroni Griffi. Non perché ci convincesse del tutto, ma perché l’alternativa sarebbe stata l’abolizione. Così, invece abbiamo salvato l’area vasta e parte delle funzioni. Ho detto sì ad un’ipotesi che ha spostato la maggioranza dei presidenti delle Province a favore dell’accordo. Perché ho fatto questo? Perché credo all’ente Provincia, credo all’ente di area vasta. In questo modo, abbiamo salvato l’Ente. Mi sembra che questo non sia molto chiaro…». 
Accorpamento scampato. Altro risultato: «Anche con il contributo del deputato Oriano Giovanelli, membro della commissione Affari istituzionali, siamo riusciti nella mediazione che ha evitato l’accorpamento. Facendo scendere il criterio territoriale dei chilometri quadrati di estensione minima a 2mila e 500. Qualcuno, il giorno dopo, ci ha chiamato dicendoci: “L’hanno fatto per voi”.  Così abbiamo salvato il territorio provinciale che appartiene alla nostra storia. Altrimenti, oggi, avremmo ragionato della nuova Provincia con Ancona. E invece abbiamo tutelato la nostra organizzazione: prefettura, camera di commercio, motorizzazione, Inps e tutto il resto. Ma capisco che, forse, la riconoscenza non è di questo mondo. Non ripartire da qui, significa non comprendere cosa abbiamo salvato dentro il “casino” generale. Le persone che avrebbero rischiato il lavoro sarebbero state molte di più». E spazio per una considerazione: «Chi dalla Valmarecchia voleva Rimini, adesso va a Ravenna…».
Il piano per salvare l’Ente: «Il taglio per le Province fatto dalla spending review è insostenibile. Otto volte superiore, in proporzione, rispetto ai Comuni. Tagli, fra l’altro, in corsa, che impattano sul bilancio attuale. Sfatiamo un po’ di leggende: grazie alle politiche e ai sacrifici di tutti non abbiamo mai avuto problemi nella parte corrente del bilancio. E questo anche grazie alle riduzioni che abbiamo attuato. Da quando sono qui, non ho preso neanche una persona da fuori. Nemmeno una segretaria. Abbiamo la giunta più ridotta d’Italia, giro con la Multipla a metano, al centro di tutto c’è la sobrietà. Il problema principale, così come gli altri enti, per noi era stare dentro il patto di stabilità. Fino ad agosto del 2011. Una questione che ha riguardato ogni ente locale». Poi il presidente va alla lavagna, scrive le cifre del 2012: «C’è stata la neve: 4,6 milioni di euro di danni. Ci daranno le briciole dal governo, forse 200mila euro. C’è la crisi delle entrate, dovute alle minori immatricolazioni delle auto e assicurazioni, che pesa per un milione e mezzo di euro (fra Ipt e Rca, ndr). In più, in base alle proiezioni Upi, 4 milioni e mezzo di tagli causati dalla spending review. Nel 2013 saranno altri nove milioni in meno». Nel mezzo, le difficoltà dovute alle sanzioni del patto di stabilità, «ulteriormente irrigidite dal governo».
Stando così le cose, poche sono le alternative. «C’è un piano per salvare l’ente e salvaguardare i posti di lavoro. Si regge su tre pilastri, e lo presenteremo ai sindacati già nel pomeriggio, per portarlo poi in consiglio provinciale. Confidiamo nella massima consapevolezza di tutti, sono convinto che ci sarà la collaborazione della struttura». Punto primo: «Venderemo le nostre quote di Marche Multiservizi, in due blocchi, nel giro di due anni. Ho sempre creduto nel ruolo degli enti locali nelle società di servizi e faremo questa scelta a malincuore. Ma non possiamo fare altrimenti. Gli enti locali rimarranno prevalente, nello statuto della multi-utility i Comuni devono essere comunque sopra al 51 per cento. Nessun altra Provincia è dentro società pubbliche locali, noi siamo l’anomalia. Hera? C’è dentro buona parte della componente pubblica, a cominciare dai Comuni dell’Emilia Romagna». Secondo elemento: «Andiamo avanti con la società di cartolarizzazione degli immobili. Quando l’abbiamo fatto, ci facevano dietro le battute, ora è la strada che percorre il Governo». Infine: «Con il Comune di Pesaro, lavoreremo per la valorizzazione dell’ex Bramante, in prospettiva vendita, per tamponare il taglio dei 9 milioni sul 2013». E riferito alle quote di patto: «Nel frattempo, chiediamo alla Regione uno sforzo maggiore per le Province e per chi ha subito i danni della neve».
Determinato.  «Credo nella Provincia. Dobbiamo salvare l’Ente e i tutti i posti di lavoro. Sono convinto che ce la faremo: serve però uno sforzo straordinario, un meccanismo di solidarietà interna. Potevamo avere questo incontro prima? In realtà, non doveva servire. Abbiamo fatto la giunta il primo giovedì di settembre. L’iter da seguire, come abbiamo sempre fatto per le grandi questioni, era il solito: maggioranza, sindacati, consiglio. Volevamo cifre certe, numeri chiari. E con i dipendenti ho sempre avuto incontri durante l’anno sui grandi temi. Poi, però, in queste ore qualcuno ha fatto confusione, seminando ulteriore allarmismo». Il coach ha finito, chiude la lavagna.

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