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Origine: Informazione e stampa - Autore: Francesco Nonni

Ricci: «A giugno il primo festival nazionale della felicità»

Tavola rotonda con Giovannini, Diamanti e Sabbatini: il piano strategico va

PESARO –  Già può essere un problema costruire la Provincia del futuro. Se poi ci metti sopra la ricerca della felicità, concetto dai «contorni all’apparenza indefiniti», diventa una «mission» costellata di insidie. E quasi impossibile, nel 2010, per le pubbliche amministrazioni. Ma Matteo Ricci non gioca in difesa, accetta la «sfida politica e culturale» e rilancia sul Piano strategico con tre assi nella manica. Nella sala del consiglio provinciale si presenta con il presidente nazionale dell’Istat Enrico Giovannini, il professore Ilvo Diamanti e il presidente della Cassa di Risparmio di Pesaro Gianfranco Sabbatini. Premessa: «Siamo in mezzo alle difficoltà, tra crisi e tagli agli enti locali determinati dalla manovra – ha spiegato Ricci -. Ma non possono toglierci la voglia di progettare il futuro. Nel Paese c’è la sensazione diffusa di galleggiare in un eterno presente: nessuno dice quale direzione dobbiamo prendere. Vogliamo mettere in campo una visione e ragionare sulla parola “felicità”. E’ rischioso, ma non ci spaventa. Il 90 per cento del concetto è sfera privata. Ma c’è una parte che dipende dalle scelte pubbliche?».  L’obiettivo è dichiarato: «L’ambizione – continua - è essere la provincia che si distingue per qualità della vita e benessere. Per questo ragioniamo fin da oggi sul nuovo modello di sviluppo. L’architrave è il Piano territoriale di coordinamento che andremo ad approvare in consiglio. Abbiamo solo un leva, quella urbanistica, ma vogliamo giocarcela fino in fondo…». Ci sono dei punti fermi. Perché, se si punta a essere la provincia dell’ ”infinità felicità”, «la raccolta differenziata è un dovere e non un’opzione, le piste ciclabili e la mobilità alternativa non sono arredi urbani ma “infrastrutture del benessere”, la green economy diventa un nuovo modo di concepire la produzione. E siccome i livelli di eccellenza della sanità sono fondamentali, allora serve un nuovo ospedale. Con strutture adeguate e non obsolete, in grado di agevolare il lavoro delle grandi professionalità che operano nel nostro territorio. Un discorso che si collega, tra l’altro, alla riqualificazione delle aree urbane e al rilancio del “costruire nel costruito”, per un’edilizia migliore e più responsabile. Senza crescita non ci sono occupazione e redistribuzione, ma vogliamo discutere su come far crescere…». Il programma è ambizioso: «Un libro dei sogni? Tutto il contrario – sottolinea il presidente della Provincia -. Vogliamo intercettare i fondi europei 2013-2020. E bisogna presentarsi con grandi progetti, se vogliamo attirare risorse». Così la tavola rotonda dà impulso al disegno, per «misurare e progettare il benessere in tempo di crisi». Enrico Giovannini: «Discutere di indicatori significa ragionare sui fini ultimi della società. E’ giusto lavorare con accademici, organismi pubblici e privati e statistici per relazionarsi con la società civile e produrre informazioni di benessere che servono ai cittadini». Poi il presidente dell’Istat espone il paradigma: «Rimettere le persone al centro. Sono 7 le dimensioni fondamentali: salute, “quello che si sa”, lavoro ambiente, benessere materiale, relazioni interpersonali, ruolo che ciascuno ha nella società. Tutto ciò impatta nella felicità degli individui, ma servono altri due “collegamenti” orizzontali: equità intergenerazionale e sostenibilità. Così si definisce il “cubo” multidimensionale, che va riempito di indicatori. Poi bisogna trasmettere le informazioni alla società civile: sia gli elementi oggettivi che le percezioni». Ilvo Diamanti: «La felicità è un dato “relativo”, nel senso che ha a che fare con le relazioni. Dipende da come stavi prima e da come stanno gli altri. E le Marche finora sono state una comunità fin troppo felice. Oggi si corre un rischio: i cittadini hanno più paura, perché non erano abituati alla crisi. La ricetta? Salvaguardare le città: i centri storici non devono essere musei chiusi e la gente deve viverci. Non dare i Piani regolatori agli immobiliaristi, investire nella socialità e non nella paura. Tutelando l’esistenza del “piccolo”, dove si esiste perché ci si conosce e ci si chiama per nome. Perché la sfera delle relazioni – famiglia, amici, partecipazione associativa, identità – fa la differenza». Gianfranco Sabbatini cita Jeremy Bentham: «La più grande felicità possibile per il maggior numero di persone è il fondamento della morale e della legislazione». Poi aggiunge: «Condivido l’idea di Ricci: attraverso la felicità si torna a mettere al centro la politica che ha senso. Poteva accontentarsi di poco, invece ha tracciato un progetto autentico, che guarda al futuro. Altrimenti si rischia di finire nella “cripta dei cappuccini” descritta da Joseph Roth, ad adorare il passato che non tornerà più. Siamo orgogliosi di dare un contributo». Ricci ascolta e chiude con un annuncio: «A giugno organizzeremo un grande festival sulla felicità: dobbiamo diventare una provincia nazionale e uscire dalla periferia dell’impero mediatico. Discuteremo sul tema dal punto di vista sociale, filosofico, ambientale, politico, culturale, con personaggi di prestigio internazionale. E vogliamo che Giovannini, Diamanti e Sabbatini siano con noi in questo percorso». Il piano strategico va…  

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