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Origine: Informazione e stampa - Autore: Francesco Nonni

Ricci a casa Pagnini: «Il centro storico si rilancia con più vivacità. Incentiviamo la nascita di locali»

Un Matteo in famiglia’, la serata informale tra riflessioni e poesia. In 14 intorno al tavolo. «Carlo pesarese d’eccezione»

 

PESARO – Inarrivabile Carlo Pagnini. Prima apre la porta a Matteo Ricci perplesso, scrutando il vassoio di Alberini: «Ma non è che adesso ci farai pagare quelle paste?». Poi avverte: «Facciamo poco casino, che l’inquilino del piano di sotto ha 103 anni…». Quando il patriarca chiama a raccolta la famiglia, in 14 si siedono attorno a un tavolo, per assistere al suo show. «Dai Matteo, se un politico va in televisione e non ha la esse, non ha la zeta, dol vo gì? Col fa?». Partono gli aneddoti anni Cinquanta. Vintage ma sempre d’attualità: «Quand’ero alla federazione dei coltivatori, mi incastrarono a fare l’autista. Ero l’unico con la patente. I due dirigenti nazionali, che venivano da fuori, tiravano tardi di proposito a fare le chiacchiere. Lo facevano apposta a perdere il treno. Alla fine volevano che li riaccompagnassi a casa: uno direzione Bologna, l’altro Ancona» La sentenza è che «certe dinamiche, nel rapporto tra base e vertice, non sono cambiate. Neanche oggi nella politica». Ed è lo spunto per infilare riflessioni sul momento nazionale. Con Ricci, incalzato dalle curiosità di tutti, a spiegare che «siamo arrivati alla fine di un ciclo. Tutti i soggetti politici cambieranno,milioni di italiani sono alla ricerca di un cambiamento possibile». Si va avanti tra emergenza lavoro, welfare da tutelare e settore pubblico da riformare e snellire. «Il problema della pubblica amministrazione – osserva il presidente – è che non c’è nessuno che ha un’idea». Si vira su Pesaro, sospesi tra i progetti di riqualificazione dell’ex carcere minorile e il rilancio del centro storico. Che «può avere una prospettiva con più locali, più aggregazione, più vivacità. E’ una questione anche culturale. Si attiene alle relazioni: vogliamo che nelle nostre città gli anziani e i ragazzi si ritrovino sempre più negli ipermercati? Nel centro storico, i locali si possono integrare al commercio». C’è l’ipotesi di una nuova concezione per la piazza delle Erbe, che «d’inverno, dal sabato pomeriggio alla sera, potrebbe diventare un locale per la musica, gli aperitivi. Magari dandolo in gestione ogni sei mesi a persone diverse. E’ un posto pubblico. Magari se funziona qualcun altro tiene aperto. Gente porta gente. E’ un cambio di mentalità. Locali vicini non si fanno concorrenza ma intercettano più flussi». Tra gli incisi, si ripercorre la genesi della bicipolitana: «Tutto è nato con un viaggio a Berlino, da una cartina della metro». E il presidente confessa ai commensali: «Le buche sono il mio incubo». Pagnini lo consola: «Vabbé dai, puoi aspettare l’inverno per coprirle con la neve». Ribatte Ricci: «I tagli hanno reso tutto impossibile. Non c’è più un euro per fare gli asfalti, i trasferimenti agli enti locali sono azzerati. Riusciamo a intervenire ormai solo con lo stato d’emergenza per le frane. Non ci hanno dato i soldi, ma hanno sbloccato 5 milioni di euro dal patto di stabilità. Così tamponiamo le strade. Da una sfiga risolviamo un problema. Roba paradossale». Poi il capostipite trascina tutti in salotto e regala una perla. Tira fuori un incredibile strumento musicale, «della famiglia dei metallofonici. Non si sa il nome preciso, non c’è nulla di documentato. Ma sembra che si chiami ‘saracco’. L’ha inventato Feldman, lo suonava tra amici, ce l’ho da 60 anni. Mi è stato lasciato in eredità da un colonnello. Minimo ha 150 anni di vita. Suonarlo mi ha scaldato il cuore nei momenti difficili della vita. Se ne vanno le preoccupazioni». Fa un corso accelerato a tutti: «Con la pece, il budello fa attrito con la curva.  Per le noti gravi bisogna manovrare con la gamba,  per quelle alte si muove la mano. Così, come se guidassi, lascio un segmento che vibra». Insomma, non si sa come, perché Carlo Pagnini non sa leggere la musica. Ma alla infila diesis e bemolle perfettamente intonati. E saluta i suoi ospiti, ammaliati, con le note del terzo atto della Cavalleria Rusticana. Artista.     

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