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Origine: Informazione e stampa - Autore: Francesco Nonni

Riassetto istituzionale, Ricci alla Regione: «Ecco il Piano per convenzioni, unioni e fusioni di Comuni»

Il documento approvato dall’assemblea: «Elasticità per raggiungere gli obiettivi». Il modello ricavato dagli ambiti sociali

PESARO –  Gioca d’anticipo e va all’attacco: «Non aspettiamo dall’alto processi di cambiamento. Vogliamo essere protagonisti di una nuova stagione». Dipende anche dalla «capacità di innovazione  amministrativa». Così Matteo Ricci fa il “traghettatore” dei futuri assetti istituzionali. Nell’era in cui «60 Comuni sono troppi e non reggeranno più», riunisce i sindaci in sala Pierangeli. E mette al voto il documento chiave sul riordino territoriale. Un ordine del giorno con posta prioritaria, indirizzato a Spacca: «Deve essere lui a prendere in mano la questione, il tema va inserito tra le priorità della Regione. Conosciamo le condizioni degli enti locali: è emergenza per la coesione sociale tra tagli e spending review». Nel mezzo le novità normative, «ma ci si salva solo mettendosi insieme». E facendo massa critica. In questo, il presidente è chiaro: «Vogliamo essere avanguardia regionale e siamo i primi a presentare una proposta di questo tipo». Quindi: «In particolare, chiediamo la definizione dei criteri e delle risorse per incentivare l’associazionismo».
Tre velocità. Ora dà l’indirizzo politico. Poi, nel prossimo mese il presidente annuncia l’ulteriore «passaggio tecnico», con un gruppo già costituito ad hoc tra Provincia e Comuni, «anche per superare le resistenze che vengono dalle strutture». La direzione è già presa: «Non si torna indietro». E l’associazionismo dei servizi avverrà su «tre livelli per differenti velocità»: convenzione, unione e fusione. «Noi li mettiamo in campo tutti nella proposta – specifica il presidente -. Ma prevedendo la massima elasticità nelle scelte, che spetteranno al confronto tra sindaci e amministratori, per raggiungere gli obiettivi».
Lo schema. La cornice e il modello individuati dal presidente non sono gli ambiti omogenei del Piano strategico, articolati su criteri e funzionalità urbanistiche. Bensì gli ambiti sociali: «Sono grandi e già ci lavoriamo. Anche perché «suddivisioni troppo piccole rischiano di limitarci troppo».  Così alla Regione va una proposta di riordino degli assetti coincidente con lo schema degli Ats (uno: Pesaro, Colbordolo, Gabicce Mare, Gradara, Mombaroccio, Monteciccardo, Montelabbate, Sant'Angelo in Lizzola, Tavullia; due: Acqualagna, Apecchio, Cagli, Cantiano, Piobbico, Frontone, Serra Sant’Abbondio; tre: Urbino, Borgo Pace,  Fermignano, Mercatello sul Metauro, Montecalvo in Foglia, Peglio, Petriano, S. Angelo in Vado, Urbania; quattro: Auditore, Belforte all’Isauro, Carpegna, Frontino, Lunano, Macerata Feltria, Mercatino Conca, Monte Cerignone, Montecopiolo, Monte Grimano Terme, Piandimeleto, Pietrarubbia, Sassocorvaro, Sassofeltrio, Tavoleto; cinque: Barchi, Fano, Fratte Rosa, Mondolfo, Mondavio, Monte Porzio, Orciano, Pergola, San Costanzo, San Giorgio, San Lorenzo in Campo; sei: Fossombrone, Cartoceto, Isola del Piano, Montemaggiore al Metauro, Montefelcino, Saltara, Serrungarina, Sant’Ippolito).
Il dibattito. L’assemblea converge sulla linea del presidente. Che, nei giorni scorsi, aveva previsto un’approvazione a larga maggioranza. Ed in effetti così è, con tutti i sindaci che votano a favore, ad eccezione delle astensioni dei primi cittadini di Lunano e Sassofeltrio. Che fanno intuire di essere favorevoli «ad ambiti più ridotti», a loro dire più consoni ad un associazionismo tra Comuni più funzionale ai loro casi. Tra gli altri, intervengono Ceriscioli, Corbucci, Lucarini, Tagliolini, Pedinelli: tutti sulla stessa lunghezza d’onda rispetto all’ordine del giorno. E se il sindaco di Gabicce  Mare Corrado Curti annuncia all’inizio un passo indietro («Non voterò il documento. Ho cercato confronti con Pian del Bruscolo e Gradara ma non ho ottenuto riscontri. Con Cattolica portiamo già avanti discorsi su convenzioni»), Ricci gestisce la situazione e lo fa rientrare: «In realtà, la proposta sosteneva Gabicce Mare lasciandogli il massimo delle opzioni». Alla fine dunque, anche Curti vota a favore con l’inserimento del suo Comune  nell’impianto originario che già chiede di «valutare attentamente alcuni casi particolari ed eccezioni emerse dal dibattito riferite  a realtà al confine degli ambiti individuati o che hanno già presentato domanda di ammissione a Comunità Montane limitrofe (Montecalvo in Foglia, Auditore, Tavoleto, Petriano, Isola del Piano, Piobbico e, appunto, Gabicce Mare e Fratte Rosa).

Richieste alla Regione. Nel documento «si prevede una forma di coordinamento tra i 3 ambiti montani, coincidenti con le comunità montane di Montefeltro, Alto e Medio Metauro, Catria e Nerone. In più, si valuta «con riferimento agli obiettivi della legge regionale, l’ulteriore suddivisione del bacino corrispondente all’ambito fanese, che comprende anche i territori della Bassa e Alta Val Cesano e l’Unione dei Comuni  “Roveresca”, territorialmente molto “diversificato” (l’aggettivo dopo una mediazione di Ricci in seguito a un emendamento del sindaco pergolese Baldelli). Alla Regione, tra l’altro, «si richiedono criteri che incentivino e premino l’associazione di servizi e funzioni, o di fusioni che, al contrario disincentivino la scelta di non associarli (come agevolazioni sul patto di stabilità interno, finanziamento prioritario dei progetti integrati), secondo i 3 livelli di associazionismo. Oltre a domandare «adeguate risorse economiche per favorire ed incentivare le forme di associazione dei servizi».
Fondi neve. Su proposta di Tagliolini, la conferenza delle autonomie locali approva all’unanimità un ordine del giorno sui danni del “terremoto bianco” del 2012 indirizzato al governo perché «vengano riconosciute e rimborsate almeno le spese per lo sgombero e la messa in sicurezza dei centri abitati oltre  una deroga dai vincoli del patto di stabilità e la concessione di fondi specifici, anche con leggi speciali,  per i danni subiti dal patrimonio culturale». Alla Regione si chiede di individuare risorse specifiche a bilancio per Province e Comuni e ai parlamentari eletti nella provincia «un impegno bipartisan affinché nel nuovo parlamento la questioni torni in primo piano». 
(f.n.)

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