Comunicati stampa | Dalla Provincia
Origine: Informazione e stampa - Autore: m.b.

Quando l’arte è una Réclame

Spac, venerdì 1° luglio si inaugura a Pergola una nuova tappa della rassegna della Provincia

PERGOLA. La mostra di arte contemporanea “Réclame” di Giovanni Gaggia e Matteo Valtancoli, curata dal critico Annalisa Tre, patrocinata dalla Provincia e dal Comune di Pergola, è inserita nella programmazione di “Segnali d’arte” dello Spac, il Sistema provinciale di arte contemporanea coordinato dal critico Roberta Ridolfi.

Il percorso espositivo si inaugura venerdì 1° luglio alle 18 a Pergola, nella sede del Museo dei Bronzi dorati, e si snoda fino al Teatro Angel Dal Foco.

L’evento, accompagnato da una pubblicazione, sarà visitabile fino a domenica 31 luglio (per informazioni telefono 0721.734090 - 339.4918011).

«La mostra attraversa il tema della pubblicità - sottolinea il critico Annalisa Tre - una componente onnipresente nella vita dell’uomo moderno: ne regola i consumi, le tendenze, il rapporto con quella cultura materiale che caratterizza il nostro tempo dalla seconda metà del secolo scorso. La pubblicità come insieme di sapienza creativa e conoscenze semiotiche che, legando un significante a un significato, creano quella suggestione capace di dare a un prodotto capacità straordinarie incentivandone l’acquisto. Il progetto “Réclame” rappresenta dunque una occasione di incontro e discussione sul tema controverso del messaggio pubblicitario».

«I due artisti - prosegue Annalisa Tre - aprono una comunicazione fatta di immagini e suggestioni, invitano il pubblico a osservare con occhio critico un mondo di cui la consueta vicinanza ci ha reso passivi fruitori. La ricerca artistica di Giovanni Gaggia è incentrata su temi di rilevanza sociale e antropologica attraverso immagini di forte impatto come il disfacimento del corpo o il decesso rapportati alla politica, alla cronaca e alla religione. La tecnica è quella della fotografia, personalizzata dalle immagini dipinte con colori acidi e sovrapposte allo scatto attraverso un foglio di plastica trasparente. È il sottile foglio di acetato che unisce, fa mescolare due mondi spesso contrapposti, come nella serie “Bagdad”, dove le fotografie raffigurano le condizioni dei bambini malati durante l’embargo prima della guerra, mentre i disegni fanno parte del mondo delle fiabe o dei cartoons, un rimando alla fanciullezza di ciascuno di noi, così come le fiabe mediano il discorso attorno ad argomenti tabù, troppo dolorosi per essere affrontati durante l’infanzia. I suoi quadri si offrono come mediatori per non dimenticare, per riflettere e prendere coscienza della necessità dell’impegno civile, sociale e politico di ciascuno di noi».

«Matteo Valtancoli opera attraverso un forte simbolismo che caratterizza tutte le sue opere. Significativo è il viaggio dalla forma al concetto che l’artista definisce anima pura dell’arte, spina dorsale che segna quella divisione duramente cercata tra arte e artigianato. Vive l’arte come raffigurazione degli oggetti della mente e come impegno sociale: l’artista non deve incarnare l’immagine di un eremita geniale, ma essere testimone consapevole o controverso spettatore della realtà circostante».

 

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