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«Oltre il Pil: costruiamo un nuovo modello di sviluppo più felice»

Intervento del presidente della Provincia di Pesaro e Urbino Matteo Ricci

La ricchezza, da sola, non basta a fare la felicità. E il Pil è uno strumento inadeguato - e ormai obsoleto -  nella misurazione del benessere della società. Le analisi di Joseph Stiglitz, Richard Wilkinson e Kate Pickett, tratteggiate in modo magistrale da Pietro Spataro sull’ «Unità» di ieri, testimoniano l’attualità di un dibattito iniziato già nel 1968, quando Robert Keenedy, con un memorabile discorso davanti agli studenti dell’università del Kansas, affermava che «il Prodotto interno lordo misura tutto, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta». Questa intuizione, così rivoluzionaria per l’epoca, oggi rivive nel grande confronto intrapreso da noti economisti e studiosi all’interno della Commissione Europea, che anche il presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy ha di recente ripreso con forza. Cosa ci aspetta dopo il tornante della grande crisi? Dobbiamo indicarlo con chiarezza. Serve riappropriarci di una direzione in grado di delineare il nostro nuovo modello di sviluppo, alla luce della attuale congiuntura economica. E’ vero: non basta un semplice lifting del sistema. Bisogna volare alto e allargare gli orizzonti, liberandoci dal «presentismo» cosi ben descritto da Foa. Uno dei mali peggiori che attraversa il Paese è proprio la sensazione di galleggiare in un eterno presente: c’è la difficoltà a riferirsi ai valori e agli esempi del passato, troppo spesso dimenticati. Ma manca anche la capacità di mettere in campo una visione orientata al futuro, un disegno in grado di ripensare le basi delle nostre comunità. Si tratta di individuare le nuove fondamenta del benessere, visto che gli strumenti finora utilizzati non bastano più. Ed è questa la sfida più importante della politica e delle amministrazioni pubbliche. Oltre alla crescita – fondamentale, perché altrimenti mancano occupazione e redistribuzione – abbiamo adesso bisogno di un indice in grado di misurare altri livelli fondamentali per una comunità: valori come quelli della sanità, dell’istruzione, dell’ambiente, della sicurezza e delle disuguaglianze. Considerando anche tutto ciò che attiene alla componente pubblica della felicità delle persone. Non ci spaventa questo tema: la Provincia di Pesaro e Urbino sta lavorando intorno alla parola “felicità”. E’ innegabile che la grande percentuale di ciò che fa felice una persona è sfera privata: salute, affetti, relazioni, spiritualità. Ma interrogarsi su quella parte di scelte pubbliche che possono incidere sulla sfera personale dei cittadini è una missione che può restituire dignità alla politica. E, al tempo stesso, alla capacità di mettere in campo progetti di lungo periodo e alte prospettive, in grado di edificare una società migliore. Per questo, con il Piano strategico «Provincia 2020: progetti per una comunità più felice» abbiamo intrapreso un confronto economico, politico, ambientale e filosofico, con l’apporto del presidente dell’Istat Enrico Giovannini e del professore Ilvo Diamanti, finalizzato a misurare il benessere in tempo di crisi. Un percorso che culminerà, molto concretamente, nel nuovo Piano territoriale di coordinamento, dove le scelte urbanistiche, ambientali, energetiche e infrastrutturali saranno assunte sulla base di un vasto percorso partecipativo. Che ha già coinvolto ampi settori della società civile e continuerà nel prossimo anno con il primo festival nazionale della felicità nel nostro territorio. E’ anche questo un nuovo umanesimo che rimette l’uomo al centro di una visione futura. 

Matteo Ricci – Presidente della Provincia di Pesaro e Urbino

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