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Origine: Informazione e stampa - Autore: Francesco Nonni

Napolitano a Pesaro, bagno di folla per il Presidente

Matteo Ricci tra unità del Paese, valori della Resistenza, lavoro e futuro dei giovani. Il messaggio del Capo dello Stato: «Estirpare il marcio, ripartire dalla Liberazione per ritrovare tensione morale»

PESARO – Bagno di folla per Giorgio Napolitano che, alla fine del suo intervento da piazza del Popolo, si avvicina ai bambini delle prime file e autografa le loro bandierine tricolori con la stilografica personale. Sorride e saluta chi, intorno, gli grida: «Tenga duro»; «Non ci lasci»; «Ci è rimasto solo lei». Il messaggio del Capo dello Stato al Paese, lanciato da Pesaro, nella festa nazionale della Liberazione, carico di contenuti istituzionali, sta già rimbalzando su ogni organo di informazione. Nell’era dei new media.
Matteo Ricci, al suo fianco, non può che essere soddisfatto. Pesaro e la provincia diventano il centro del Paese, nel giorno della Resistenza. Così dal palco il presidente della Provincia saluta Napolitano: «Ogni ragazzino ha i suoi eroi. I miei sono stati i nostri partigiani. Molti di loro ci hanno lasciato. Alcuni, invece, sono qui tra noi, a ricordarci che i valori della Resistenza e della lotta di Liberazione sono il pilastro della Repubblica italiana». Passaggio di Ricci sull’unità del Paese: «Da noi c’era la Linea gotica. Ed è per questo, forse, che più di altri abbiamo vissuto con grande fastidio ogni dibattito teso a dividere l’Italia tra nord e sud. Questa parte del Paese, l’Italia dell’efficienza solidale, rappresenta una grande cerniera geografica e valoriale, indispensabile per saldare la nazione e portarla fuori dalla crisi». E ancora: «La Resistenza è l’affermazione dei valori che oggi ritroviamo nella Costituzione più bella del mondo: la libertà, l’uguaglianza, la democrazia e la solidarietà». Di qui il riferimento alla battaglia per il riconoscimento dei danni neve: «E’ anche per difendere questo patrimonio di valori che – continua il presidente della Provincia - a Roma, abbiamo manifestato per il Marche Day. Perché abbiamo subito un vero e proprio “terremoto bianco” che ha creato milioni di danni. Quando un territorio subisce una calamità naturale deve scattare un meccanismo di solidarietà nazionale. Altrimenti l’Italia non sta insieme». Ricci affida al presidente della Repubblica la speranza delle nuove generazioni: «I ragazzi vedono nel capo dello Stato il modello positivo, il grande riferimento, l’interlocutore più attento e credibile in questo momento. Me ne sono reso ulteriormente conto in questi giorni, girando le nostre scuole superiori e raccogliendo i pensieri e le preoccupazioni dei giovani sul loro futuro e su quello del Paese. Le consegnerò i loro messaggi, che parlano non di antipolitica, ma di una grande richiesta di buona politica e della necessità di rimettere il lavoro e il loro futuro al centro delle scelte da compiere». Si rivolge ancora a Napolitano: «Confidiamo nell’esempio di buona politica che il capo dello Stato rappresenta e incarna per dare la spinta giusta alle decisioni che il governo e il parlamento devono prendere». Tra queste, anche lo “ius soli”, sfida culturale lanciata dal Capo dello Stato e sposata come noto in pieno dal presidente della Provincia: «Chi nasce in Italia è italiano. E’ un tema di civiltà che, in verità, ha molto a che fare con la crisi economica e con l’Italia che vogliamo. Abbiamo voluto cogliere questa sfida anticipando la cittadinanza onoraria ai bimbi nati qua, spingendo così perché il parlamento legiferi per una cittadinanza vera».
Napolitano arriva puntuale, accolto da applausi. Passa in rassegna il picchetto d’onore, poi ricorda che la sua presenza a Pesaro è legata alla «memoria collettiva di un territorio profondo, laborioso, che vinse la guerra di Liberazione, caratterizzata da grande senso civico». Cita l’«esempio di Sant’Angelo in Vado», parla del «patto nazionale che unisce il Paese». E integra: «Dinnanzi alla crisi che ha investito l’Italia e l’Europa, abbiamo bisogno di attingere alla lezione di unità nazionale che ci viene dalla Resistenza. E abbiamo bisogno della politica come impegno inderogabile». Anche ricordando il passato, esorta: «Ci si fermi a ricordare e riflettere, prima di scagliarsi contro la politica». Certo, nota, «i partiti facciano la propria parte, si rinnovino per non dare fiato alla cieca sfiducia e a qualche demagogo di turno». In più, «occorre impegnarsi perché dove si è creato del marcio venga estirpato»; serve «ritrovare slancio ideale, tensione morale, capacità nuova di proposta e di governo», oltre a «una nuova legge elettorale che consenta ai cittadini di scegliere i rappresentanti in parlamento e non di votare nominati dai partiti». Infine: «La politica, i partiti, devono rinnovarsi decisamente, fare la loro parte nel concretizzare risposte ai problemi più acuti, confrontandosi col governo fino alla fine naturale della legislatura».
Luca Ceriscioli, nel suo saluto al capo dello Stato, si allaccia alla storia: «Anche questa piazza, il 25 aprile del ’45, era piena di gente festante. Pesaro ha una solida storia di impegno per la libertà e la democrazia. Che trova radici nell’esperienza della Liberazione e nella ricostruzione di una città, tanto ferita dalla guerra, da meritarsi la medaglia d’argento al valore civile». Cita, il sindaco, il recente incontro tra Liliana Segre e i giovani pesaresi al palas di via dei Partigiani: «Più di 3mila ragazzi che hanno seguito, con attenzione e in religioso silenzio, il racconto della nostra concittadina onoraria. Ciò conferma che i valori che animarono chi morì per la lotta di Liberazione sono ancora vivi».
Mentre il presidente del consiglio regionale Vittoriano Solazzi nota che oggi serve riferirsi all’esempio della Liberazione anche per «riaffermare una coscienza nazionale» e assumere una «comune responsabilità nei confronti del Paese, per garantire soprattutto ai giovani una speranza. Lo stesso sentimento che, anche nella nostra regione, ha mosso sino all’estremo sacrificio tanti giovani negli anni della guerra».
II sindaco di Sant’Angelo in Vado, Settimio Bravi, sottolinea: «Questa giornata ci consente una riflessione sul significato del 25 aprile, per sottolineare la grandezza del processo di liberazione dell’Italia, il suo valore e, per certi versi, la sua unicità, data dalla straordinaria pluralità di forze che concorsero a liberare il Paese». Poi cita Pertini, che da «presidente della Camera inaugurò il monumento ai caduti della libertà di Sant’Angelo in Vado, nel luogo dove si saldano due pagine fondamentali della nostra patria: il sangue dei garibaldini, che hanno voluto l’Italia unita e indipendente e il sangue dei soldati dell’esercito italiano di Liberazione, che ci liberò dai nazi-fascisti». E ringrazia Napolitano perché, «pur non potendo, per ragioni logistiche, essere direttamente a Sant’Angelo in Vado, ha voluto che se ne parlasse in questa manifestazione».

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