Ammonta a circa 10 milioni di euro la stima dei danni provocati dal maltempo nella provincia di Pesaro e Urbino, una delle più colpite delle Marche. Il conto di piogge e nubifragi, che si sono abbattuti con grande intensità dal 23 al 29 agosto, è sul tavolo del Governo al quale il presidente della Provincia Palmiro Ucchielli ha richiesto la dichiarazione di stato di calamità naturale.
L’emergenza interessa un po’ tutto il territorio: frane e smottamenti hanno messo in ginocchio gran parte della viabilità delle zone interne e «potrebbe bastare qualche altra goccia d’acqua per aggravare ancora di più la situazione - ha lanciato l’allarme l’assessore alla Viabilità e alla Protezione civile Mirco Ricci nella conferenza stampa di venerdì mattina - tutte le frane “storiche” sono tornate a rischio, siamo più preoccupati adesso che ha smesso di piovere che nei giorni scorsi».
È invece ancora in corso la stima dei danni all’agricoltura, un’operazione più complessa dal momento che per ottenere lo stato di calamità naturale le perdite devono superare il 35% della produzione lorda vendibile.
«Il dato più allarmante è legato alla viabilità rurale - ha sottolineato l’assessore all’Agricoltura Giovanni Rondina - tutte le strade poderali sono state gravemente danneggiate. Poteva andare anche peggio, ma i ritardi nelle operazioni di aratura dei terreni hanno limitato il danno».
Tra le colture più colpite gli olivi, le viti e gli alberi da frutto, in particolare le produzioni di uve dell’alta valle del Cesano e di Sant’Angelo in Vado (patria del vin santo) e quelle delle pregiate pere angelica di Serrungarina sono destinate a subire gravi perdite.
Nella settimana delle “grandi piogge” la Provincia ha speso 529.000 euro per interventi tampone nel territorio e prevede di dover sborsare altri 3.019.500 euro per fare fronte ai danni alle strade e 6.805.000 euro per il risanamento delle frane. Di qui il conto complessivo presentato al Governo e alla Regione di 10.353.500 euro.
«Facciamo appello al buon senso dei ministri perché valutino attentamente le nostre richieste - ha concluso il presidente Palmiro Ucchielli - E per il futuro rivolgo un invito alle nostre 10.000 imprese agricole perché prestino maggiore attenzione nelle opere di regimazione delle acque per evitare emergenze ancora più gravi».