Comunicati stampa | Dalla Provincia
Origine: Informazione e stampa - Autore: g.r.

La Provincia riporta una moto al suo antico splendore

Nato per gareggiare, il mezzo fu destinato alla demolizione.

Fu salvata dalla demolizione nel 1970 dal professor Aldo Brilli Cattarini, all’epoca direttore del Centro Ricerche Floristiche Marche e, da quell’anno al 1976, fu utilizzata nelle attività di ricerca del Centro. Dopo 26 anni di inattività, è ora tornata al suo antico splendore grazie all’intervento di restauro effettuato dalla Provincia di Pesaro e Urbino, che dal 1975 è proprietaria del Centro Ricerche e delle sue attrezzature.

Si tratta di una Seimm-Moto Guzzi Lodola Regolarità 250, a 5 marce, la cui storia è piuttosto singolare. Costruita nel 1967 in otto esemplari a titolo sperimentale per gare di regolarità nelle valli bergamasche, non ne venne mai avviata la produzione in serie a causa del ritiro della Casa dalle competizioni; gli esemplari già realizzati furono destinati alla demolizione, salvo alcuni, dati in consegna a depositari della Seimm-Moro Guzzi.

Necessitando al Centro Ricerche Floristiche la sostituzione di un mezzo analogo (ma di prestazioni inferiori), il professor Aldo Brilli Cattarini contattò a Sondrio uno di questi depositari e acquistò il motociclo. La moto diventò quindi l’ultima di una serie di 12 motocicli utilizzati nelle attività del Centro Ricerche dal 1949 al 1976.

“Il mezzo – racconta il professor Aldo Brilli Cattarini – consentì di effettuare escursioni di ricerca in ogni tipo di territorio e di accedere a zone altrimenti raggiungibili e percorribili solo a piedi, consentendo preziosi risparmi di tempo nell’attività di studio. Si rivelò particolarmente utile in territori di media ed alta montagna sprovvisti di strade e sentieri. Fu impiegata nelle Marche e in regioni limitrofe, in Trentino Alto Adige, Svizzera, Austria, nella Penisola Balcanica e Turchia. Come per il modello precedente (utilizzato dal 1960 al 1970), la possibilità di accesso a percorsi molto accidentati ed il notevolissimo risparmio di tempo (in media 75%) portarono a risultati delle ricerche del doppio superiori, quantitativamente e qualitativamente, a quanto ottenibile con mezzi normali, e ciò con minor dispendio di energie”.

L’intervento di restauro, effettuato da Massimo Cappelletti e Oscar Pagnini dell’Amministrazione provinciale con l’ausilio di altri collaboratori, tutti appassionati di moto d’epoca, è stato articolato in vari momenti: messa a punto del motore ad opera di un esperto in meccanica per moto d’epoca, ricostruzione di componenti usurate con lo stesso metodo e materiali di allora (reperiti anche presso mercatini di moto usate), sostituzione delle parti mancanti o usurate nel complesso ciclistico, ritocco o totale rifacimento delle vernici e cromature.

“Prima di questo restauro – evidenzia il presidente della Provincia Palmiro Ucchielli – la moto era rimasta dimenticata nei garage della Provincia. Ho pensato che valesse la pena riportarla in vita ed ora tutti potranno ammirarla nel suo splendore”. La moto è infatti visibile per appassionati e curiosi nell’atrio della Provincia.

 

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