Comunicati stampa | Dalla Provincia
Origine: Informazione e stampa - Autore: n.g.

Inquinamento elettromagnetico, no al Decreto Gasparri

Il presidente Ucchielli interviene sulla questione dell’emissione di onde nocive nell’aria dopo le recenti disposizioni

PESARO. Sulla questione dell’inquinamento elettromagnetico nell’atmosfera e de relativo Decreto approvato di recente dal ministro Gasparri, interviene il presidente della Provincia, Palmiro Ucchielli. Il problema dell’inquinamento elettromagnetico prodotto da sorgenti in alta frequenza (antenne per telefonini e ripetitori radio-televisivi) e da sorgenti in bassa frequenza (elettrodotti e centrali elettriche), appare ancora oggi come una questione irrisolta e torna ad essere di estrema attualità dopo l’approvazione del Decreto Gasparri che, come giustamente afferma il prof. Grianti, “prende a schiaffi sindaci ed interi Consigli comunali” che faticosamente, seguendo gli indirizzi forniti dalla Provincia, avevano adottato opportuni regolamenti a garanzia della salute dei cittadini.

Infatti, anche se gli studi epidemiologici effettuati per dimostrare la pericolosità delle onde elettromagnetiche non hanno ancora condotto a conclusioni univoche, facendo comunque riferimento al principio di precauzione sancito sia dagli atti istitutivi dell’Unione Europea che dal documento conclusivo della Conferenza di Rio su Ambiente e Sviluppo (su Joannesbourg è meglio sorvolare), avevamo ritenuto opportuno intervenire con regole ed interventi appropriati per limitare i possibili effetti a medio e lungo termine derivanti dall’esposizione alle radiazioni elettromagnetiche.

L’assessorato all’Urbanistica della Provincia di Pesaro e Urbino in tale ottica aveva predisposto un documento denominato “Ipotesi di regolamentazione per la tutela dall’esposizione ai campi magnetici in alta e bassa frequenza”, volto a disciplinare le modalità di installazione e realizzazione di antenne, ripetitori, elettrodotti e centrali elettriche; l’elaborato fu redatto tenendo conto sia degli indirizzi del P.T.C.P. (Piano territoriale di coordinamento provinciale), sia dei risultati del dibattito scientifico e disciplinare in corso, nonché dei confronti avuti con il “Centro sistemi audiovisivi, acustici ed elettromagnetici” della Facoltà di Scienze dell’Università di Urbino e degli studi dallo stesso prodotti su incarico dell’Amministrazione provinciale.

Il documento, che sintetizzava, in modo originale, il quadro di conoscenze acquisite e di proposte di tutela, formulate sia a livello scientifico che legislativo, si presentava come uno strumento agile che integrava le normative nazionali con indicazioni di immediata comprensione e facile applicazione, stabilendo fasce di rispetto e salvaguardia di abitazioni, luoghi pubblici ed aree di prevista edificazione. In particolare la normativa di tutela proposta teneva conto delle caratteristiche delle varie tipologie di sorgenti elettromagnetiche che emettono onde con caratteristiche e conseguenti raggi di influenza sostanzialmente differenti (ad es. in alta frequenza i ripetitori radio-televisivi trasmettono generalmente in maniera radiale rispetto all’ambiente circostante, mentre le antenne per telefonini cellulari secondo coni d’emissione con assi direzionali principali; in bassa frequenza, ancora, gli elettrodotti generano campi che variano con il voltaggio delle correnti trasportate).

Il documento, trasmesso a tutti i Comuni, si configurava, quindi, come contributo per questi ultimi, titolari delle competenze relative alla gestione degli interventi sul territorio e della tutela della salute dei cittadini, e lo scopo era che fosse recepito a livello di Piani regolatori o dei Programmi di fabbricazione, o a livello di Regolamento edilizio (ovviamente con la possibilità di modifiche ed integrazioni) e rappresentava una prima concreta risposta alle pressanti istanze di trovare soluzioni sia al problema dell’inquinamento elettromagnetico e ai suoi possibili effetti sulla salute pubblica, sia per giungere ad una funzionale disciplina di un fenomeno che, tra l’altro, sta avendo riflessi di impatto ambientale e paesaggistico sempre più significativi.

Il Decreto Gasparri con l’introduzione del “silenzio-assenso” e soprattutto non riconoscendo la benché minima autonomia di disciplina agli Enti locali, di fatto trasferisce il potere di intervento in mano alle Società di gestione che ovviamente hanno più interesse a perseguire i loro interessi che quelli della salute pubblica.

Lo scenario prefigurato dal Decreto è pertanto inaccettabile e su tali questioni gli Enti locali e le Regioni dovranno riprendere una decisa battaglia per rivendicare il loro incontestabile ruolo di controllo e governo del territorio.

 

 

torna all'inizio del contenuto