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Origine: Informazione e stampa - Autore: Francesco Nonni

Il consiglio provinciale festeggia 60 anni dalla prima elezione diretta

Seduta solenne e sala Bei gremita di amministratori ed ex consiglieri. Bartolucci e Ricci: «Ricordiamo chi ha difeso e tutelato i cittadini e il territorio»

PESARO – Consiglio provinciale solenne per il 60esimo anniversario della prima elezione diretta dell’assemblea. Sala Adele Bei gremita di sindaci, amministratori ed ex consiglieri protagonisti della storia dell’Ente. L’incipit di Luca Bartolucci: «Ricordiamo donne e uomini che con passione e sacrifici si sono messi a disposizione della comunità e del bene comune. E hanno difeso il territorio da ogni pretesa egemonica sovraprovinciale». Il presidente del consiglio ricorda il ruolo dell’Ente nella costruzione dell’identità del territorio e aggiunge: «Si preannunciano tempi nuovi, ma non bisogna chiudersi in difesa sulle sfide di un’economia al servizio dell’uomo e della comunità, sul lavoro e sulla partecipazione alla vita democratica». E ancora: «Non c’è tempo migliore di questo per rinnovare le ragioni della democrazia e per fare il nostro dovere, guardando all’esempio di chi ci ha preceduto». Per cui, «ridare senso all’appartenenza significa anche contribuire all’edificazione della città dell’uomo affidata dalla storia». Poi Matteo Ricci: «Prima della mia elezione, avevo i brividi quando leggevo l’albo dei presidenti che mi hanno preceduto. Sono persone di spessore e caratura fuori dal comune: oggi è anche la loro festa e di chi ha contribuito allo sviluppo del territorio». Il presidente della Provincia sottolinea che «la cultura del fare, all’interno della comunità, si è saldata con quella della solidarietà. Elementi che ci hanno dato una marcia in più sul resto del Paese. E non è un caso che, anche in un momento di difficoltà generale come quello attuale, non si avvertono le tensioni sociali che si respirano altrove». Una provincia di confine, che anche per questo «ha contato storicamente molto – continua Ricci -. Non è un Ente astratto, ma si vede concretamente nel territorio». Il rischio, con la riforma in atto, è «l’ulteriore centralizzazione regionale». C’è il decreto Monti oramai approvato, ma il presidente della Provincia ribadisce: «Vogliamo essere protagonisti del cambiamento». Luca Ceriscioli sottolinea gli «anni di proficua collaborazione tra l’amministrazione comunale e provinciale» e auspica a livello nazionale il «recupero di una visione del governo del territorio. La riforma è rapida, poco meditata e l’impressione è che ci sia stata la ricerca di un capro espiatorio». Franco Corbucci, sindaco di Urbino: «Solo nella Provincia si raggiunge la sintesi e l’unione tra Pesaro e Urbino, nell’istituto che tiene insieme le risorse umane e progettuali». Vittoriano Solazzi, presidente del consiglio regionale: «L’ironia sulle Province? Troppo facile, troppo demagogico, troppo spettacolare. Non è fuori luogo ribadire la piena dignità di questo Ente. Necessario l’aggiornamento, ma dentro una riforma complessiva dell’architettura e degli assetti istituzionali. Cancellare le Province significa decretare la morte dei piccoli Comuni e pregiudicare le aree più deboli». E ricorda la figura di Salvatore Vergari, scomparso di recente, «che si è speso tutta la vita per la politica e il senso civico». Lo storico Andrea Bianchini ripercorre la genesi e l’evoluzione dell’Ente, mentre l’ex consigliere Maurizio Mancinelli conclude i lavori in latino. Attestati di benemerenza per tutti i consiglieri dal 1951 ad oggi, consegnati da Ricci e Bartolucci. Il primo va al senatore Evio Tomasucci, classe 1922. 

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