Comunicati stampa |
Origine: Informazione e stampa - Autore: Francesco Nonni

Fini sulle elezioni: «Chi semina vento raccoglie tempesta»

Il presidente della Camera lancia messaggi dal festival della felicità. I temi: Berlusconi, Lega, economia e benessere

PESARO –  Decine di giornalisti attendono a Pesaro l’intervento di Gianfranco Fini al festival della felicità. Curiosità, in primis, per l’ analisi post-elettorale del leader di Fli. Che in apertura sottolinea «l’apprezzamento istituzionale per il presidente della Provincia Matteo Ricci, capace di aprire un dibattito su benessere e qualità della vita. Un tema, oggi, politicamente rilevante di cui si parla in tutta Italia». Poi, incalzato da Gianni Riotta sui risultati di Milano e Napoli, comincia: «Chi semina vento raccoglie tempesta». Il riferimento, non nascosto, è al presidente del Consiglio. «Non sono soddisfatto del risultato perché sono un uomo di centrodestra. Ma ho la coscienza a posto, perché quando ho posto i miei interrogativi sulla politica del Pdl sono stato messo alla porta». Sulla vittoria di De Magistris: «Se non si capisce il rapporto tra Lettieri e Cosentino, non si capisce la sconfitta del Pdl». E ancora: «A Berlusconi dico che se la deve prendere con se stesso e con i suoi consiglieri». Per il presidente della Camera, «gli italiani sono stanchi di annunci, promesse, rinvii e demonizzazioni dell’avversario». Cita la macchina del fango, poi sottolinea: «Su Pisapia è andato anche gran parte dell’elettorato moderato di centrodestra. Nel 2011 non ha senso impostare la campagna elettorale dicendo: “Votate noi, sennò arrivano i comunisti e Zingaropoli”. Gli italiani non hanno l’anello al naso». D’altro canto, «De Magistris sfonda a Napoli anche nella borghesia, per un desiderio di rottura nei confronti di un “continuismo” che è la caricatura della continuità». Berlusconi e Bossi devono riflettere, secondo Fini, perché «è suonato il campanello d’allarme». Ripete, se non fosse chiaro, la sua posizione: «Il presidente del Consiglio? Spero che scopra nel vocabolario la parola “umiltà”.  Noi traditori? Abbiamo un’idea diversa su legalità, centralità del lavoro nell’economia, riforme e qualità della vita dei cittadini. L’elettorato del Pdl comincia ad aprire gli occhi. Sono preoccupato se adesso non si va al voto. Ma allo stesso tempo non mi meraviglierei se Berlusconi raggranellasse altri “responsabili”». Poi sterza sul Pil e sulla dimensione del benessere, in chiave festival: «Non è solo questione di ricchezza». E dà i suoi indicatori: «Qualità dei servizi, sanità, scuola, vita nei centri medio-piccoli sono parametri che vanno considerati. Così come offerta culturale-educativa, qualità ambientale, livello percepito della sicurezza». Aggiunge che «le riforme non sono mai a costo zero». Sull’economia: «Tremonti ha tirato la cinghia, ha evitato che facessimo la fine della Grecia, ma non c’è stata una politica di sostegno allo sviluppo» Critica i tagli lineari, poi conclude: «Rifarei tutto quello che ho fatto, perché per me era la cosa giusta. Ero e resto convinto che si può avere un centrodestra migliore». E lancia l’ultimo messaggio: «Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire…».

torna all'inizio del contenuto