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Origine: Informazione e stampa - Autore: n.g.

Finanziaria 2004: nuove funzioni, meno risorse

Il presidente Ucchielli interviene in difesa degli enti locali per i quali si profilano pesanti tagli finanziari

PESARO. Trasmettiamo, di seguito, un intervento del presidente della Provincia, Palmiro Ucchielli, sulla Finanziaria 2004 delineata dall’attuale governo.

A partire dal 1990 con tutta una serie di provvedimenti, tra i quali ricordiamo le Leggi 142/90, 447/95, 23/96, 59/97, 328/200 e i Decreti legislativi 469/97 e 112/98, l’ordinamento degli enti locali ha subito una radicale trasformazione e Regioni, Province e Comuni si sono visti attribuire, in applicazione del principio di sussidiarietà, una notevole serie di funzioni che venivano prima svolte in maniera accentrata dallo Stato. Tale passaggio di funzioni avrebbe dovuto avere, quale logica e giuridica conseguenza, l’attribuzione delle risorse umane e finanziarie necessarie per svolgere appieno i nuovi compiti, ciò al fine di non generare ricadute negative sulla collettività. La recente riforma del titolo V della Costituzione ha poi introdotto un ulteriore, fondamentale, elemento in questo importante processo di decentramento amministrativo e di rivalutazione del ruolo delle autonomie locali: il riconoscimento dell’autonomia finanziaria di entrata e di spesa di tali soggetti (art. 119). Tutto ciò, anche se logico e giuridicamente ben fondato, non è avvenuto.

Le funzioni, prima svolte dallo Stato, sono state puntualmente attribuite in numerosi e importanti settori quali l’industria, l’ambiente, i servizi sociali, l’istruzione, la cultura, fino alla viabilità e trasporti. Ma le risorse umane e finanziarie, in alcuni casi, non sono state addirittura trasferite, e in altri sono state assegnate in maniera assolutamente insufficiente rispetto alle reali esigenze. Questo significa che l’autonomia finanziaria è ancora lettera morta. E le leggi finanziarie di questi ultimi anni, compresa quella per il 2004, hanno aggravato ancor più la situazione: anche per l’anno 2004, come già avvenuto nel 2002 e 2003, è previsto un taglio dei trasferimenti erariali (3%) e non sono previsti stanziamenti a favore degli enti per recuperare la perdita di potere d’acquisto dovuta all’inflazione monetaria. A tutto ciò si aggiungono i trasferimenti per nuove funzioni già in partenza insufficienti, il taglio dei trasferimenti erariali (850mila euro solo nel 2004), il forte aumento dei costi di gestione dovuti all’inflazione monetaria, la mancanza di autonomia finanziaria.

Pertanto, l’impossibilità di effettuare scelte politiche sul lato delle entrate rende assai difficile alle Province il compito di gestire vecchie e nuove competenze, con il rischio di giungere alla paralisi di alcune importanti attività.

A questo quadro già pesante si aggiungono, ancora, il mancato finanziamento degli oneri relativi ai rinnovi dei contratti di lavoro del personale dipendente che, per il quadriennio 2002-2005, peseranno per circa due milioni di euro e la riduzione dei trasferimenti regionali alle Province, trasferimenti legati anch’essi al passaggio di competenze. Va sottolineato che pure le Regioni hanno dovuto operare tali tagli, in quanto vittime, anche loro, di questa politica di taglio-risorse adottata del Governo centrale nei confronti della “periferia” .

Lo schema di legge finanziaria 2004 e il Decreto legge 269 convertito nella Legge 24 novembre 2003 n.326, recante disposizioni urgenti per favorire lo sviluppo e per la correzione dell’andamento dei conti pubblici, ripropongono anche altre forti limitazioni all’autonomia politica e gestionale degli enti locali: le regole del patto di stabilità, che vincolano fortemente la capacità di spesa degli enti, e i pesanti limiti posti alle assunzioni di personale che rischiano di mettere in crisi la funzionalità operativa di numerosi servizi.

Oltre a ciò tali provvedimenti normativi non prevedono risorse per la gestione, la manutenzione e la messa in sicurezza degli edifici scolastici e della rete stradale, in particolare le strade ex Anas ove abbiamo ereditato opere e mezzi in pessimo stato di manutenzione. E ancora: la manutenzione idraulica del territorio, la necessità di far fronte ai danni che la siccità ha provocato all’agricoltura, alle infrastrutture e agli edifici, da noi quantificati in 95 milioni di euro, il completamento dei lavori della Fano-Grosseto e il potenziamento dell’autostrada A14.

E’ chiaro come tutto ciò abbia ed avrà anche in futuro forti ricadute sull’economia locale e sulle politiche di sviluppo delle attività produttive, in netto contrasto con la dichiarata volontà del Governo di rilanciare l’economia. Pensiamo solo che la mancata copertura del costo dei contratti di lavoro (2 milioni di Euro), il taglio dei trasferimenti erariali (850mila euro), gli insufficienti trasferimenti statali e regionali per funzioni trasferite (almeno 2 milioni di euro) ci avrebbero potuto permettere di attivare ulteriori investimenti per almeno 70 milioni di euro con effetti sicuramente positivi sulle attività economiche.

E’ per questo che l’Amministrazione provinciale, a nome della collettività che rappresenta e per tutelare gli interessi dei suoi cittadini, esprime un parere fortemente negativo sull’attuale politica del Governo centrale e si attiverà in ogni modo per ottenere maggiori risorse, una reale autonomia finanziaria e l’eliminazione di vincoli che pongono freni allo sviluppo dell’economia e al miglioramento delle condizioni di vita nel nostro territorio e nell’intero territorio nazionale.

 

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