Comunicati stampa | Dalla Provincia
Origine: Informazione e stampa - Autore: Ufficio Stampa

Etichettatura obbligatoria sui cibi, interviene l’assessore al Lavoro Massimo Seri

Evidenziate le ricadute positive in una provincia come quella di Pesaro e Urbino dove le produzioni tipiche di qualità sono parte essenziale dell’economia e fonte di occupazione


di Massimo Seri *

“In una provincia come quella di Pesaro e Urbino, dove le produzioni tipiche di qualità nel settore agro-alimentare sono parte essenziale dell’economia ed una fonte di lavoro importante per tante persone, il provvedimento legislativo che rende obbligatoria l’etichettatura d’origine per tutti i cibi avrà senza dubbio ricadute positive. Questa legge mette il settore agro-alimentare in una posizione privilegiata e di battistrada per una vera salvaguardia della qualità dei prodotti a tutela del cittadino-consumatore. Si apre una via nuova, sentita e sollecitata da tempo dai più avvertiti osservatori e non solo in Italia, come espressione diretta e non negoziabile di civiltà, salute e cultura. E non è cosa da poco, se si pensa ad esempio a quanto accaduto recentemente con l’allarme diossina partito dalla Germania e non da una nazione periferica come standard di vita. Ora è stato rimosso un vuoto normativo assurdo, ingiusto e potenzialmente pericoloso. Che sia venuto a concretizzarsi in Italia non è un caso, visto che l’agro-alimentare è il terzo settore del nostro export a livello globale, dopo tessile-abbigliamento e meccanica. Il nostro paese ha il maggior numero di dop certificate dall’Unione europea, che evidenzia la qualità ed il valore dell’agricoltura, dei saperi, delle professionalità e degli investimenti della tradizione nostrana. Se si pensa ad un dato impressionante e al tempo stesso approssimato, cioè che un 75% di prodotti venduti nel mondo come italiani in realtà non lo sono, si comprende cosa ci sia in gioco in questo settore primario. La lotta alle contraffazioni dei prodotti e manifatture di qualità italiane è un altro fronte aperto dall’Italia presso l’Unione Europea, per il quale stiamo lottando per ora quasi da soli. L’agricoltura italiana perde ogni anno milioni di euro per frodi, è giusto quindi combattere questa battaglia. Sono certo anche che l’Unione europea, che ha impiegato ben 12 anni per riconoscere l’etichettatura del nostro olio d’oliva, dovrà seguirci su questa strada, essendo cambiata la sensibilità culturale verso il cibo da parte degli stessi cittadini comunitari, che trovano sulla tavola gli effetti indesiderati di una troppo sbandierata benefica globalizzazione, che sta allargando, invece di accorciarla, la forbice tra chi ha e chi non ha abbastanza. Il decreto approvato è un passaggio che farà storia e giurisprudenza e, una volta tanto, ci inorgoglisce di fronte al mondo”

* Assessore alle Politiche attive per il lavoro e la formazione professionale

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