Comunicati stampa | Dalla Provincia

“Dobbiamo sentirci tutti impegnati, anche a livello locale, nella costruzione di un futuro di pace”

Intervento dell'assessore provinciale all’Educazione alla Pace, Renzo Savelli

“Il comunicato dell’Unione Comunità ed Organizzazioni Islamiche in Italia (U.CO.I.I.), pubblicato a pagamento sulle pagine nazionali de “Il Resto del Carlino” di sabato 19 agosto, ha suscitato una serie di reazioni e aperto un dibattito che ritengo estremamente positivo e al quale vorrei aggiungere alcune mie riflessioni. Il testo ha il ‘merito’ di aver portato alla luce lo stato d’animo che provano non solo una parte degli abitanti dei paesi arabi e mussulmani, ma anche una crescente aliquota di coloro che da tali paesi provengono e che oggi risiedono in Italia o in altri stati europei.

Non dobbiamo perciò limitarci, come opportunamente fatto da vari giornali, a respingere le tesi aberranti e antistoriche contenute nel documento, ma è nostro compito capire le ragioni che hanno portato tante persone a condividere in toto o in parte tali posizioni. Oggi in ogni casa di immigrato si trova una parabola che permette di avere notizie del proprio paese d’origine e degli altri della grande “nazione araba”, con particolare riguardo alla situazione mediorientale. La mancata soluzione della formazione di uno stato palestinese (con la continua violazione dello spazio territoriale dell’Autorità Palestinese, l’arresto dei parlamentari palestinesi, la decisione del governo Olmert di costruire altri 1300 appartamenti in territorio palestinese, la politica degli ‘omicidi mirati’, vero e proprio crimine contro il diritto internazionale, e così via), nonché le sofferenze provocate dalla “guerra preventiva” di Bush in Iraq, diventata ormai una vera e propria guerra civile, hanno finora dimostrato l’impotenza della politica di risolvere in via pacifica le questioni sul tappeto. La recente guerra contro il Libano, concordata da mesi con gli USA, ha naturalmente accentuato il senso di frustrazione di quanti lavorano sul serio per la pace e la carica di antipatia, di astio e di odio di crescenti masse, non solo quelle diseredate, creando così seri problemi anche alle prospettive di positiva integrazione fra noi e le nuove minoranze etniche residenti nel nostro paese, e dando altre ragioni a coloro che vogliono la soluzione militare.

Non dobbiamo mai dimenticare che nel 1922 la Società delle Nazioni affidò alla Gran Bretagna il mandato sulla Palestina perché nascesse uno stato di Palestina. Nel 1947 è nato lo stato di Israele e dopo 84 anni non esiste ancora uno stato, ma solo una “autorità palestinese”, mentre il mandato affidato alla Francia ha portato alla nascita dei due Stati di Siria e Libano. La guerra contro il Libano comincia a spingere, per fortuna, anche se in modo ancora contraddittorio, verso la revisione dei cardini della politica israeliana, basata fino ad oggi sulle soluzioni militari, sugli sgomberi dalle colonie occupate senza trattare col governo palestinese, sul mancato rispetto delle risoluzioni ONU, ecc. La mancanza di dialogo ha favorito, né avrebbe potuto essere diversamente, l’ala più intransigente e radicale del mondo arabo.

E’ ora dunque di cambiare politica e di arrivare ad una conferenza con tutti i soggetti interessati, che riconosca la formula “due popoli, due stati”, con garanzie assolute per Israele, con confini definitivamente pacificati verso il Libano e la Siria, con la soluzione dei due problemi (definizione dei territori, rientro dei palestinesi cacciati nel 1947), per avere un vero stato palestinese e non una sorta di bantusoland. La richiesta di rispetto di tutte le risoluzioni dell’ONU, e non solo di quelle che sono favorevoli ad uno dei contendenti, è alla base di un futuro di pace tutto da costruire, ma per il quale dobbiamo sentirci tutti impegnati, a cominciare dall’Italia, il cui prestigio sta crescendo, e dall’Europa, troppo a lungo silente. Tale processo avrà positive ricadute anche da noi, anche nella nostra provincia, favorendo così la formazione della nuova società necessariamente multiculturale, ma ben integrata fra le sue componenti. E’ questo, mi pare, il modo migliore per rispondere ai messaggi farneticanti dell’U.CO.I.I”.

 

 

Renzo Savelli

 

Assessore all’Educazione alla Pace

della Provincia di Pesaro e Urbino

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