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Origine: Informazione e stampa - Autore: Ufficio Stampa

«Credibili con un nuovo modello di sviluppo»

Il presidente della provincia di Pesaro: «Il centrosinistra non si ripresenti con le stesse ricette del 1996. Noi giovani? Siamo in campo»

 

ROMA - «Serve un nuovo modello di sviluppo», dice Matteo Ricci insistendo sul fatto che il Pd sbaglierebbe a chiedere ancora un governo di unità nazionale perché quel che servirebbe dopo un passo indietro di Berlusconi sarebbero nuove elezioni. «E noi non ci dovremo ripresentare né con le stesse ricette né con la stessa squadra del’96 – sottolinea il presidente della Provincia di Pesaro – perché il mondo è cambiato e noi non saremmo credibili per intercettare la voglia di rinnovamento che c’è nell’elettorato». Il 37enne Ricci è stato tra i promotori dell’iniziativa “Rifare l’Italia, rinnovare il Pd”, organizzata la scorsa settimana a Pesaro per discutere di come affrontare la questione generazionale interna ai Democratici. «Esiste, è inutile negarlo. Una nuova generazione in campo c’è, il punto è come dare un contributo positivo al rinnovamento del partito».
Avete organizzato questo incontro di trenta-quarantenni e da più parti vi è stato fatto notare che rinnovamento non è per forza sinonimo di ringiovanimento…
«Ma infatti noi abbiamo discusso della necessità di nuove idee, nuove analisi politiche, perché è chiaro che quello che sta succedendo in questi mesi equivale  per il capitalismo occidentale alla caduta del Muro di Berlino per le economie dei Paesi socialisti. E’ in crisi il capitalismo occidentale, siamo di fronte a uno spartiacque. Ma per questo il tema non è come aggiustare le politiche degli ultimi quindici anni. Serve un nuovo modello di sviluppo. Ci siamo illusi che avremmo guidato la globalizzazione, quando in verità per molti versi la stiamo subendo».
Quel “ci” è riferito al centrosinistra?
«E’ riferito a noi occidentali ma sì, anche noi dobbiamo mettere in campo un pensiero nuovo facendo mea culpa. Tremonti che prima lancia l’allarme sulla Cina e poi chiama i cinesi per risolvere i nostri problemi di bilancio la dice lunga sulle capriole fatte per nascondere che le politiche iperliberiste hanno prodotto la crisi. Noi però dobbiamo sapere che bisogna ripensare tutto, e che c’è uno spazio enorme per le forze progressiste e riformiste. Se è vero, come ha scritto Berselli prima di morire, che un’economia giusta richiede di fare meglio con molto meno, dobbiamo dire che il tema della redistribuzione del reddito è una priorità, dobbiamo mettere l’accento sull’evasione fiscale e sul contrasto vero alla precarietà del lavoro come fattori non di semplice giustizia sociale ma come modo per sostenere l’economia del Paese. Negli ultimi anni dalle crisi si è sempre usciti da destra. Stavolta si può uscire da sinistra. Non si può competere con la Cina diventando tutti cinesi, com’è nelle idee di Marchionne che prevedono una diminuzione dei diritti».
Perché dice che il centrosinistra dovrebbe fare mea culpa?
«Perché anche noi quando abbiamo governato ci siamo fatti prendere la mano dalle politiche liberiste, magari rendendole un po’ più moderate. Ormai è chiaro che serve un nuovo modello di sviluppo, di fronte a un mondo che è totalmente cambiato. I governi di centrosinistra hanno meriti ma hanno anche commesso degli errori se il Paese è in queste condizioni. La gran parte della responsabilità è di Berlusconi, ma anche noi quando abbiamo governato non sempre abbiamo colto il tema. Mi fa sorridere veder fiorire questa discussione sulla necessità di adottare la Tobin tax. Quando 10 anni fa la proponeva il movimento no global la risposta fu che si trattava di una misura estremista, irrealizzabile. Ora ne stanno ragionando tutti i capi di governo».
La fine del berlusconismo darà una spinta al rinnovamento anche nel vostro campo?
«Quel che è certo è che la caduta di Berlusconi non avrà ripercussioni soltanto sul centrodestra, e si sbaglierebbe a pensare il contrario. Viviamo in una politica che è bipolare nelle ricadute. Ne è una riprova il fatto che quando noi abbiamo fatto il PD Berlusconi è stato costretto a fare insieme ad AN il PdL. Spero che tutti siano coscienti del fatto che quando finalmente ci sarà una crisi di governo ci saranno dei sommovimenti anche nel nostro campo. Anche per questo è bene porre il tema del rinnovamento adesso, dire fin da ora che quando si andrà al voto non ci ripresenteremo né con la stessa squadra né con le stesse ricette del ’96. Altrimenti non saremmo credibili, non riusciremmo ad intercettare la voglia di cambiamento che c’è tra gli elettori, e che se non riceveranno un’adeguata risposta si ritireranno nell’antipolitica».
I vostri elettori vi chiedono però anche unità?
«Ma infatti noi non vogliamo sfasciare tutto, né vogliamo fare i primi della classe. Vogliamo dare una mano a Bersani. Unità e rinnovamento possono stare insieme, sapendo che la prima è un elemento fondamentale e che il secondo è un tema che c’è, grande come una casa, e non possiamo far finte che non serva. Sappiamo benissimo che non è questione solo generazionale, e infatti sia a Pesaro che in una nuova riunione che faremo a Roma ad ottobre si è parlato e si parlerà di idee, contenuti, analisi. La nostra generazione, che è già in campo, vuole dare un contributo in termini di progetto, di nuova linea politica del centrosinistra, e al tempo stesso mettere a disposizione energie fresche per il gruppo dirigenziale nazionale».
Dovesse dare al gruppo dirigente nazionale un consiglio sulla stretta attualità?
«Smetterla con il tema del governo di unità nazionale. Dobbiamo chiedere tutti i giorni le elezioni anticipate. Dobbiamo dimostrare che siamo responsabili, certo, ma dobbiamo anche vedere che ci sono forze in campo che vogliono tagliar fuori il centrosinistra dalla ricostruzione del Paese. Non possiamo permetterlo, Abbiamo un nostro candidato alla premiership: come è scritto nello Statuto è il nostro segretario. Facciamo anche le primarie, lavoriamo all’alleanza più ampia possibile. Ma per noi la strada più limpida sono le elezioni anticipate. Non vorrei che il governo di transizione serva solo ai berlusconiani per salvarsi dal crollo di Berlusconi».


Intervista a Matteo Ricci
da l’Unità, giovedì 15 settembre
di Simone Collini



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