Comunicati stampa |
Origine: Informazione e stampa - Autore: Giovanna Renzini

Consumi e stili di vita, i consigli di Antonio Galdo e Cristina Gabetti

L’autore di “Basta Poco”: “Bisogna abituarsi a convivere col segno meno, senza con questo sentirci più poveri. La felicità non consiste nell’accumulare oggetti”

PESARO – La crisi economica vista come opportunità per ridefinire modelli di consumo e stili di vita più sobri. E’ su questo aspetto che al “Festival della Felicità” si sono confrontati giornalisti che da tempo vivono in prima persona la scelta di un consumo “ragionevole”, lontano da sprechi ed ispirato al buonsenso: Antonio Galdo (autore del libro “Basta poco”, Einaudi), Cristina Gabetti (curatrice della rubrica di Striscia la notizia “Occhio allo spreco” ed autrice dell’omonimo libro, Rizzoli), Tetsuro Akanegakubo (corrispondente per l’Italia di “Shianhai Shimpo” e di “Nikkei”) e Guido Viale (autore del libro “La conversione ecologica”, NdA Press), moderati da Michele Romano, giornalista de “Il Sole 24 ore” e “Agi”.
“Con la crisi della Lehman Brothers del 2008 - ha evidenziato Antonio Galdo - è arrivata al collasso l’equazione: ‘più produzione, più consumo, più sprechi, più benessere, più felicità’. Il cambiamento passa attraverso l’abitudine a convivere col segno “meno”, senza con questo sentirci più poveri, meno consumi a volte vuol dire migliori stili di vita. La felicità non è legata ad elementi quantitativi, non si è felici perché si accumulano oggetti. Nel 2008, prima della crisi, le cliniche americane erano affollate di persone ricoverate per shopping compulsivo, anche in Italia sono qualche milione gli affetti da questa malattia”. Il cambiamento, sempre secondo Galdo, passa anche attraverso i comportamenti: sostituire l’auto con la bicicletta (“in Italia ci sono 5 milioni di persone che vanno a lavoro in bici”) e con i mezzi pubblici, riscoprendo anche il piacere di passeggiare (“visto che gran parte degli spostamenti avviene per meno di un chilometro”), ridurre riscaldamento e aria condizionata (“che consuma quattro volte il frigorifero”), evitare gli sprechi (“buttiamo nel bidone il 20% della spesa”).
E se nel 2010 è stato ridotto del 13% lo spreco di cibo, resta ancora molto da fare. “Dobbiamo stare attenti – ha esortato Cristina Gabetti – a non scambiare tappe intermedie per risultati. E comunque, se si cambia il proprio modo di agire, se qualcosa scatta dentro, cambia la coreografia quotidiana. In albergo ho chiesto subito se c’era una bicicletta e sono arrivata qui passando per la pista ciclabile: mi ha dato un piacere profondo, un senso di leggerezza. Sono stili di vita, come bere acqua del rubinetto invece della minerale, far parte di gruppi di acquisto solidale ecc. Tante cose sono cambiate da quando al posto di ‘devo’ ho sostituito ‘posso’ e ‘voglio’”. Secondo Tetsuro Akanegakubo, un cambiamento dei comportamenti va in una prima fase incentivato, come accaduto in Giappone per la raccolta della differenziata: i cittadini consegnavano carta di giornale ricevendo in cambio carta igienica. Per Guido Viale, nel cambiamento di comportamenti “c’è una crescita di consapevolezza, è un processo che si svolge collettivamente”. “Abbiamo bisogno di reti – ha aggiunto Antonio Galdo -, di riconquistare il senso della collettività. Siamo stanchi di un ciclo troppo lungo in cui abbiamo pensato solo all’ ‘io’, ad una soggettività che ha manifestato tutti i suoi limiti”. 

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