Comunicati stampa | Dalla Provincia
Origine: Informazione e stampa - Autore: Francesco Nonni

Consiglio, passano le linee di indirizzo del piano strategico

Matteo Ricci: «Resistiamo ma guardiamo al futuro e al nuovo modello di sviluppo»

PESARO – Ama ripetere che con il Piano strategico ha voluto «tracciare una rotta» e «indicare una direttrice di marcia» per il territorio. Dopo un anno e mezzo di «lavoro, partecipazione e concertazione», Matteo Ricci porta le linee di indirizzo del documento in consiglio provinciale, tappa obbligata e necessaria per «passare dalla visione agli atti amministrativi veri e propri». E la dimensione della concretezza, per il presidente, è racchiusa nelle 55 pagine che contengono i «Progetti per una comunità più felice». Approvate con i 17 voti favorevoli della maggioranza (voto contrario di Pdl e Lega, assente Marcello Mei dell’Udc, ndr). La premessa: «Siamo in mezzo a difficoltà di ogni tipo – attacca il presidente -, causate dalla crisi economica, dai tagli agli enti locali, dai vincoli imposti dal patto di stabilità. L’ultima manovra aggrava ulteriormente la situazione. Il federalismo, così, è morto: dal 2013 i tagli per le Province saranno superiori ai trasferimenti. Resistiamo con ogni sforzo quotidianamente ma allo stesso tempo dobbiamo, a maggior ragione, guardare avanti». In gioco, per Ricci, c’è il futuro: «E’ necessario buttare il cuore oltre l’ostacolo, da amministrazione lungimirante. E immaginare il nostro nuovo modello di sviluppo. Gli strumenti utilizzati in passato non bastano più perchè è cambiato il mondo. Progettare è indispensabile per intercettare i fondi europei, con riferimento alla programmazione 2013-2020. Si tratta anche di pianificare più del passato e meglio del passato, perché è l’unica strada per trovare risorse». L’obiettivo è dichiarato: «Non saremo mai la provincia più ricca d’Italia ma puntiamo al primato della qualità della vita. Magari non ci arriveremo, ma intanto è importante indicare la strada». Lancia una «sfida culturale, che intanto ha aperto un dibattito rilevante. Locale ma anche nazionale: il riconoscimento è arrivato dall’Istat, che ha scelto Pesaro e Urbino come provincia capofila per la misurazione e sperimentazione dei nuovi indicatori del benessere». Non solo: «La collaborazione con l’istituto nazionale di statistica è anche – aggiunge Ricci – un elemento che ci fornirà un riscontro, nei prossimi anni, sull’efficacia delle nostre politiche». In mezzo, c’è il tema della provincia nazionale: «E’ un’azione mediatica? Se non accendiamo i riflettori sul nostro territorio, nell’era di oggi, non esistiamo. Maggiore visibilità significa maggiore competitività e più potere contrattuale per il territorio. Siamo sempre stati gelosi del nostro provincialismo, ma è un atteggiamento che oggi ci si può rivoltare contro…». Poi presenta le proposte del documento, in primis urbanistiche. Perché se «Provincia 2020 è la cornice che comprende i piani settoriali, quello più importante, su cui ci concentreremo dal prossimo settembre, è il nuovo Ptc, lo strumento urbanistico a cui tutti i Piani regolatori si devono adeguare». Cita i paradigmi «costruire nel costruito», «costruire bene e meglio», «efficienza energetica obbligatoria sui nuovi edifici», «pianificazione per bacini omogenei». Senza tralasciare nuovo ospedale, green economy, turismo, domotica, ciclabili («infrastrutture del benessere, da segnare urbanisticamente»). Pesaro e Fano «devono trovare il modo di pianificare insieme, per evitare che ognuno pensi per sé, anche a discapito delle aree interne. Se le due città lavorano a compartimenti stagni avremo uno sviluppo squilibrato». Infine le infrastrutture. Sul treno: «Il tema è collegarci meglio ai nodi dell’alta velocità. A nord, il potenziamento della Bologna-Bari, prima o poi, si porrà. Da Pesaro a Termoli la ferrovia è in riva al mare. Nell’assetto attuale, dunque, il potenziamento non è possibile. Insieme alla Provincia di Ancona abbiamo proposto l’arretramento della ferrovia nel corridoio lasciato libero in origine per l’arretramento dell’autostrada. Oggi non ha più senso mantenere quella previsione, visto che si sta realizzando la terza corsia». L’altro nodo è a ovest: «Collegare meglio Urbino e le aree interne verso Roma. Proponiamo una “Y”, con la Fano-Fossombrone-Urbino e il prolungamento della Pergola-Fabriano. La priorità delle priorità è portare la stazione del treno a Fossombrone, perché cambierebbe drasticamente la mobilità delle provincia. Per 200mila persone Fossombrone diventerebbe la stazione delle aree interne». Capitolo viabilità: «Risolti i problemi di attraversamento nord-sud con terza corsia, caselli e opere accessorie, rimangono le difficoltà nell’attraversamento est-ovest. Per questo, rilanciamo la battaglia per la Fano-Grosseto». E chiude passando in rassegna i progetti su Pedemontana, Fogliense, provinciale Valcesano, collegamento Pesaro-Urbino, Flaminia, Urbania-Fermignano. Infine: «La felicità? Sapevo dall’inizio che sarebbe stato rischioso tirare fuori il termine, ma il tema è la qualità della vita e il benessere. Ci interroghiamo su quella parte di scelte pubbliche che possono incidere sul benessere delle persone. Nella mia visione del mondo, sto meglio se stanno meglio anche gli altri. Di certo non lavorerò mai per una comunità più depressa e triste…».
Critiche dai banchi del Pdl, con il capogruppo Antonio Baldelli che evidenzia «l’astrusità del linguaggio utilizzato nel testo» e rimarca «le contraddizioni tra enunciazioni e realtà, in particolare rispetto al piano cave e alla green economy». E aggiunge: «Non ci sono progetti. Si ammette che sul turismo siamo indietro di 20 anni rispetto alla Toscana. E la sanità è stata ridotta solo al nuovo ospedale, con forte penalizzazione dell’entroterra».  Massimo Papolini (Idv): «Il Piano strategico è un buon inizio. Positivo il collegamento con il benessere equo e sostenibile. Se le premesse sono rispettate, si va verso una maggiore eguaglianza, anche in termini di diritti». Giuseppe Magnanelli (Pd): «A Ricci va riconosciuto il merito di avere preso per mano il territorio, accompagnandolo verso il futuro. E sul treno sostengo il prolungamento della Pergola-Fossombrone, per aprire l’entroterra a Roma e sostenere turismo e università». Ha proposte da fare anche Giorgio Cancellieri (Lega): «Il nuovo ospedale deve essere in area baricentrica, anche rispetto all’entroterra. E Fosso Sejore non è il posto adatto. Meglio farlo nella valle del Metauro, perché sta in mezzo alla vallata del Cesano e a quella del Foglia. La ciclabile Fano-Urbino? Se Ricci trova le risorse bene, ma rimango a favore della riapertura della vecchia ferrovia. I piani regolatori sono sovradimensionati? I Comuni sono costretti a fare così, perché senza oneri di urbanizzazioni non chiudono i bilanci. Sperando che la crisi si risolva…».  Roberto Giannotti (Pdl): «Il Piano non è un progetto reale, è un richiamo astratto. Una proposta che salta la realtà. E c’è un riconoscimento del fallimento di 30 anni di governo della sinistra. La partecipazione? C’è stata solo a livelli istituzionali. E’ indubbiamente un grande dispiegamento di forze e mezzi, anche dal punto di vista mediatico, ma manca la capacità di risolvere e gestire i problemi del territorio. Il Centro Italia? Se i territori del cuore del Paese non si sono collegati tra loro la responsabilità è del centrosinistra che li governa. Il presidente fa battaglie anche condivisibili, ma in termini autoreferenziali…».
Elisabetta Foschi (Pdl): «Inutile discutere del Piano strategico, se il futuro della sanità viene deciso ad Ancona. Là si fanno le eccellenze, qui la lungodegenza. E intanto la famosa determina 240 rimane sospesa e non è stata azzerata».                                                                                                                    Domenico Papi (Pd): «Ci si dimentica dei milioni di tagli ministeriali fatti alla sanità pubblica, con un atteggiamento “strisciante” a favore di quella privata. Con Ricci la politica rialza la testa e si riappropria della sua funzione. E oggi il consiglio vive una giornata esaltante…». Il presidente, paragonato da Baldelli a  Stanley Kubrick («Anche lui faceva fantascienza») e da Massimo Rognini (Pdl) a don Matteo, la prende con ironia: «Kubrick? Sono un suo estimatore. Don Matteo? Prete di campagna ma cervello fino…».  E poi chiosa con una frecciata: «Ho apprezzato i singoli interventi dei consiglieri. Ma dal principale partito d’opposizione mi sarei aspettato almeno qualche proposta alternativa…». Passa anche la «proposta di modifica dello statuto sociale di Megas.net e la fusione per incorporazione della società Cspa nella società». Voto compatto della maggioranza, con Pdl e  Lega  che abbandonano l’aula per protesta. Baldelli: «Contrari a questa operazione. Oggi si vuole chiudere il cerchio su questa vicenda, assumendo personale senza fare concorsi. Si fonde una società che non sarebbe dovuta nascere. E’ una beffa». Giannotti: «I consiglieri di maggioranza votano al buio. Manca il piano industriale. Si carica la società del costo del personale. E tutto ciò avviene senza consultare i soci». Ma Matteo Ricci: «E’ un’operazione virtuosa, comunicata da tempo e con chiari obiettivi. Abbiamo azzerato il cda di Megas e con il nostro direttore generale a gestire la società siamo passati da una perdita di quasi 70mila euro nel 2009 a un attivo di 262mila euro nel 2010. Abbiamo motivato i lavoratori, che ora svolgono progetti integrati. Le modifiche dello statuto e la fusione sono il passaggio successivo. Per il personale del Cspa abbiamo fatto il massimo dei concorsi consentiti dalla legge, a cui hanno partecipato precari interni dell’Ente ma anche esterni. Abbiamo scelto di non mandare a casa nessuno e di non contribuire alla disoccupazione. Con la fusione, passiamo da due società a una. L’intento è diversificare le funzioni del personale, in modo che si possa occupare anche di altri servizi per Megas, pesando meno, fra qualche anno, sul bilancio della Provincia. Megas non ha i vincoli del patto di stabilità e può fare investimenti su illuminazione e energie rinnovabili. oltre a garantire servizi che la Provincia e i Comuni non possono dare». Precisazione del presidente sull’iter: «C’è già stata, nella scorsa assemblea di Megas, la condivisione sulle linee di sviluppo della società. Dopo il passaggio della delibera in consiglio provinciale, ci sarà il voto nei singoli consigli comunali. Poi l’assemblea straordinaria di Megas, che dovrà prendere la decisione finale…».         

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