Comunicati stampa | Dalla Provincia
Origine: Informazione e stampa - Autore: Francesco Nonni

Consiglio, passa l’ordine del giorno dell’Unione Province d’Italia

Scorporo servizio idrico, bocciato l’ordine del giorno della minoranza

PESARO – Il futuro delle Province approda in consiglio con l’ordine del giorno proposto dall’Unione Province d’Italia, che passa con ampio margine (voto contrario del Pdl, si astiene la new entry Idv Federico Rovinelli, classe 1983, che subentra a Massimo Papolini). Il documento si oppone “all’Italia senza Provincia: ci sarebbero meno garanzie democratiche, diminuirebbe l’identità locale, le istituzioni si allontanerebbero dai cittadini”. Matteo Ricci sostiene l’ordine del giorno e aggiunge: “Non facciamo battaglie contro i mulini a vento, non ci siamo mai sottratti alla discussione sul riassetto istituzionale. Vogliamo dare il nostro contributo ed essere protagonisti del cambiamento, per il bene del territorio”. La situazione attuale: “Per il governo – spiega il presidente - il decreto è il primo passo per l’abolizione dell’ente. Anche l’Idv è per la cancellazione ma dentro il Pd e il Pdl questa non è la posizione prevalente. I due principali partiti non vanno contro il governo ma vogliono migliorare il testo, dentro una visione complessiva di riorganizzazione dello Stato. L’obiettivo è avere un buon ente di secondo livello”. Due le posizioni principali, all’interno del dibattito dei partiti, con esiti e approdi differenti. “Da un lato – aggiunge Ricci - le Province comunali, che mantengono gran parte delle funzioni che hanno attualmente, insieme alle capacità decisionali nel territorio. Dall’altro le Province regionali, dove le competenze saranno assegnate alle Regioni, che dovranno riorganizzarle nei territori. Un modello simile all’Asur”. Il presidente auspica la prima soluzione: “Non si può stravolgere il principio di sussidiarietà. Le Regioni sono nate non per gestire ma per pianificare. Spostando fuori dal territorio la gestione, si peggiorano solamente le cose”. E ancora. “In sede Cal abbiamo chiesto alla Regione il ricorso su due commi dell’articolo 23 del decreto, che prevedono il commissario prefettizio per le Province che vanno al voto in primavera e il riconoscimento della sole funzioni di coordinamento alle Province”. Il presidente privilegia il “rapporto stretto con i Comuni”, mette in guardia dal rischio di ”fughe in avanti sulla gestione delle competenze”, perché “prima bisogna aspettare la legge”. E conclude: “Non sappiamo dove l’asticella della debolezza si collocherà alla fine della vicenda, ma i Comuni dovranno rafforzarsi e ragionare sempre più per bacini omogenei. Perché inevitabilmente cambierà l’assetto istituzionale del territorio”. Nel dibattito in aula, difesa del ruolo dell’ente da parte della Lega. “Il parlamento va a ruota libera ed è staccato dalla popolazione – nota Daniele Lunghi -. Hanno spostato il tiro sulle Province per salvare, forse, se stessi. Come può un piccolo Comune, senza l’amministrazione provinciale, rapportarsi con Ancona?”. Gaetano Vergari (Psi): “Ordine del giorno giusto, perché bisogna salvaguardare la continuità e il ruolo delle amministrazioni provinciali. Gli sprechi e le disfunzioni? Sono altrove, a partire dal parlamento”. Mentre il capogruppo Pdl Antonio Baldelli sottolinea che  “l’abolizione delle Province era nel nostro programma di governo. Perché da noi i cittadini dovrebbe ritenere importante la Provincia? Chi ci amministra ha fatto fino in fondo il suo dovere in questi anni? Non mi sembra, chiediamo ai Comuni della Valmarecchia”. Per Giorgio Cancellieri, invece, “le Province, dopo i Comuni, sono gli enti più vicini al territorio. Ci sono contraddizioni diffuse: oggi si cancellano le Province, ieri si assegnavano alle amministrazioni provinciali le competenze sulle strade Anas”.  
Bocciato l’ordine del giorno sottoscritto da Baldelli, Foschi, Cancellieri e Lunghi (voto a favore anche di Vergari del Psi) sullo “scorporo del servizio idrico da quelli affidati a Marche Multiservizi”. Per Baldelli, si è registrato nell’entroterra “l’esproprio della disponibilità delle risorse idriche. Un comportamento che stride: prima si privatizza, poi si appoggia il referendum. La Provincia deve essere il soggetto gestore dei servizi di distribuzione e di utilizzo dell’acqua”. Elisabetta Foschi: “Doveroso ora dare seguito al referendum. Anche perché adesso, con le nuove normative del governo Monti, si dovranno rivedere i servizi in house. E’ il momento opportuno per ragionare sullo scorporo, che abbiamo sempre chiesto in questi anni. Non vogliamo l’ennesimo tavolo tecnico che non porta a nulla”. Ma l’assessore Tarcisio Porto: “Non accettiamo lezioni di etica da chi non ha partecipato alla campagna referendaria. La strada è il tavolo tecnico, aperto ai comitati e richiesto da loro stessi, per un serio approfondimento sulla direzione indicata dal referendum, a partire dalla nostra realtà. La giunta provinciale, all’interno dell’assemblea di Marche Multiservizi, ha sempre ribadito di non volere gli utili sull’acqua. E in ogni caso vuole reinvestirli per contrastare il problema della crisi idrica”. E Daniele Tagliolini (Pd): “Pura demagogia la posizione del Pdl. La legge sulla privatizzazione è venuta da loro. Fortunatamente, il referendum ha rimesso a posto le cose. E’ stato già chiesto di reinvestire gli utili di Marche Multiservizi per sul territorio. E sono i Comuni, all’interno dell’assemblea dei soci a guidare questo processo”. E così, passa l’ordine del giorno sul tema presentato da Pd, Idv e Gruppo Misto (voto contrario di Pdl e Lega) che impegna la Provincia a “istituire un tavolo aperto a forze politiche, associazioni, cittadini e altri soggetti portatori di interessi diffusi, per l’approfondimento e l’individuazione della modalità ottimale, affinché la gestione del servizio idrico, rispettando il volere democratico dei cittadini, trovi la sua ideale forma, prevedendo, inoltre, un continuo miglioramento attraverso l’impiego degli avanzi conseguiti”.

torna all'inizio del contenuto