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Origine: Informazione e stampa - Autore: Francesco Nonni

Ben Page e Pagnoncelli svelano la ricetta della felicità

I guru dei sondaggi al festival: «Benessere non è solo ricchezza»

PESARO –  Se la statistica è in grado di fornire chiavi di lettura capaci di decifrare la «dimensione della felicità», non potevano mancare al festival le analisi dei “guru” dei sondaggi Ben Page e Nando Pagnoncelli, fortemente voluti dal presidente della Provincia Matteo Ricci. L’introduzione, a Palazzo Gradari,  è del docente e giornalista Roberto Bertinetti, affiancato dal sindaco  Luca Ceriscioli. Che sottolinea «l’interesse degli amministratori verso gli indirizzi e le idee che possono migliorare il dato della felicità pubblica». Poi la scena è monopolizzata da Page, Ceo di Ipsos Mori, inserito tra i 100 uomini più influenti del mondo dal Guardian. Una relazione pungente, declinata con ironia: «I leader delle nazioni si domandano: “Ci concentriamo sul Pil, sulla qualità della vita o su entrambe le cose? Ci sono le prove: più si è ricchi e più si tende a essere felici. Ma c’è anche il paradosso di Easterlin: arrivati a un certo punto, con l’aumentare della ricchezza non necessariamente si diventa più felici». Cita David Cameron, la saggezza popolare, Adam Smith. E arriva alla certezza di quello che fa davvero felice le persone: «Fare giardinaggio, sposarsi, avere titoli di studio, coltivare la spiritualità, avere amici. I soldi? Importanti. Ma non sono tutto, specialmente a una certa età». Per Page «i Paesi più felici sono quelli che presentano maggiore equità, minore livello di  disuguaglianze e minore corruzione. L’Italia compensa con la famiglia e con la rete di coesione e capitale sociale». Poi Nando Pagnoncelli, Ceo di Ipsos Italia, fa la fotografia del Paese: «C’è uno strabismo tra la felicità individuale - riconducibile alla sfera della famiglia e degli affetti - e la percezione dei destini collettivi della penisola, su cui campeggia una percezione negativa. Un quadro cupo in senso generale, ma una felicità individuale dichiarata alta». Non solo: «La percezione è aggravata dalla mancata coincidenza tra agenda mediatica-politica e agenda dei cittadini». Lo spaccato conclusivo: «Ci sono 4 fette di Italia – conclude Pagnoncelli - sintetizzate da altrettanti titoli di film. Per il 24 per cento degli italiani “Non ci resta che piangere”. Per il 27 per cento “ Io speriamo che me la cavo”. Per il 24 per cento siamo alla “Dolce vita”. Mentre per il 25 per cento ”La vita è bella”…».  Bisogna ritrovare i valori, anche partendo dal senso civico. Ceriscioli sfrutta l’assist: «E’ quello che cerchiamo di fare a Pesaro, nel nostro piccolo. Un esempio: con la ciclabile lungo il Foglia, è cambiato il valore che i cittadini attribuiscono al fiume. E adesso migliorare l’acqua sarà una responsabilità maggiormente sentita da tutti…» . 

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