Comunicati stampa | Dalla Provincia

«Bei va oltre la notizia». Ed è cittadino onorario di Cantiano

Sala del consiglio comunale gremita per la cerimonia. La lectio magistralis: «Riappropriamoci della politica»

CANTIANO – Francesco Bei, firma di punta del giornalismo politico italiano, diventa cittadino onorario di Cantiano. E c’era tutto il paese a stringersi, in consiglio comunale, nell’abbraccio collettivo al nipote di Adele Bei, «amatissima figura di donna impegnata in politica – ha sottolineato il sindaco Martino Panico -. Quella nobile, quella che significa sacrificio e si fa 10 anni di carcere speciale fascista». Non manca neanche il ricordo «degli sguardi attoniti dei cantianesi, nel momento straziante del dolore per la perdita di Magda e Bruno (i genitori del retroscenista di Repubblica, ndr)», nell’incidente che Panico ritiene, a distanza di tempo, «ancora assurdo». Ma soprattutto ci sono i «chiari meriti e le indiscusse capacità professionali», unite al legame per il territorio, a rendere il cronista parlamentare «un orgoglio per Cantiano e per la provincia», come evidenzia Matteo Ricci. Per il presidente, «Bei va oltre la notizia, scava sulle motivazioni e sulla psicologia della politica. E il suo ruolo è quello più importante per un giornalista, nel momento in cui il web rivoluziona l’informazione». Continua Ricci: «C’è  ancora spazio per la politica, nonostante la sfiducia diffusa. Ma deve alzare lo sguardo, reinventando il capitalismo occidentale. C’è bisogno di un nuovo modello di sviluppo. E di un meccanismo più equo nella redistribuzione della ricchezza». L’analisi di Bei, visibilmente commosso, alla fine è sulla stessa lunghezza d’onda. E la sua lectio magistralis, attesa, assomiglia quasi a un corso di storia delle dottrine politiche. Da Platone a Monti, passando per Max Weber, Einaudi, Bobbio, Pella e  Togliatti. Prima di concludere così: «Oggi i tecnici consultano i poilitici, poi decidono. La realtà si è capovolta, ma per ricostruire la politica non partiamo da zero. Proviamoci dal basso, impariamo a non delegare più, riappropriamoci della partecipazione. Sta anche a noi quello che ci accadrà».

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